Olivicoltura, al via la campagna di raccolta 2023
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Non sono tempi facili per l’agricoltura, colpita da eventi climatici che stanno inevitabilmente cambiando i raccolti e la qualità degli stessi. Per l’olio, così come per tante altre colture, la situazione che si registra da qualche anno non è delle migliori e gli scenari produttivi prevedono diverse perdite, seppur con segnali di miglioramento. È difatti molto probabile che la raccolta di quest’anno, rispetto a quella passata, sarà più ricca. Siamo in piena campagna olearia, il periodo è propizio e a breve saranno disponibili le stime ufficiali di quanto “oro giallo” si è riusciti a produrre per il 2024.
L’influenza del clima sulla campagna olearia
Sono mesi frenetici per gli agricoltori di tutta Italia che stanno portando le proprie olive al frantoio. Facendo un quadro generale su quando sta accadendo nel nostro paese, la siccità unita alle temperature ballerine che hanno condizionato l’intero anno 2023 sono state le principali cause di una raccolta difficoltosa e al di sotto dei valori di alcuni anni fa.
Se da un lato il clima era stato clemente e aveva fatto ben sperare durante la fase di mignolatura, ossia il momento in cui fanno la loro comparsa i germogli dell’ulivo e che avviene solitamente tra metà marzo e l’inizio di maggio, il periodo di allegagione iniziato più o meno a giugno, vale a dire il momento in cui il fiore si trasforma in frutto, ha smontato ogni aspettativa. Se volessimo guardare il bicchiere mezzo pieno, l’abbondante fioritura favorita dalle piogge, se pur seguita da pochi frutti, ha comunque salvato i raccolti. Inoltre, le elevate temperature che si sono registrate quest’estate hanno inciso sulla comparsa della Bactrocera oleae, comunemente chiamata mosca oleario o mosca dell’olivo. La larva della mosca è infatti una dei nemici principali delle drupe dell’olivo ma sopra i 30°, ben superati durante l’estate 2023, la fecondità delle femmine e drasticamente ridotta e, seppur riuscissero a deporre delle uova, il caldo le condurrebbe comunque a morte certa.
L’andamento nelle regioni
Alcune regioni italiane si sono dedicate alla raccolta delle olive da metà settembre, mentre altre hanno preferito aspettare metà ottobre per dare il via al ciclo di produzione. Ad incidere su tale decisione, oltre agli aspetti climatici, sono determinanti il tipo di cultivar e lo stato di maturazione delle drupe.
Partendo dal nord, il Piemonte e la zona del Garda hanno fortemente risentito delle grandinate e degli eventi metereologici contraddistinti da violenti temporali che hanno dimezzato i raccolti, incidendo in maniera rilevante sui produttori più piccoli. In Piemonte soprattutto, considerando le temperature, la mosca olearia ha infestato diverse coltivazioni.
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Anche per Toscana, Lazio e Marche le cose non sono andate molto bene. Le raccolte sono partite a metà ottobre e non saranno ricche. I principali problemi sono sorti durante la fioritura dove, nello specifico, in Toscana non è stata abbondante, nel Lazio è stata danneggiata dalle piogge nonostante ci fossero molti fiori, e nella Marche la forte escursione termica serale non ha fatto sopravvivere i fiori. L’estate secca di Toscana e Lazio ha scongiurato il problema mosca olearia, mentre nelle Marche la presenza della mosca c’è stata ma senza apportare danni ingenti.
Note positive nelle regioni del sud Italia e nelle isole. La Puglia ottiene la pagella migliore con un’ottima annata. Nonostante gli eventi metereologici che l’hanno colpita, la produzione potrebbe perfino raddoppiare rispetto all’anno passato, complice anche l’assenza della mosca olearia e alti parassiti. Bene la Calabria seppur diverse piantagioni siano stata attaccate da tripidi ad inizio luglio, il che potrebbe causare ricadute negative per la produzione del prossimo anno. Parlando di isole, la Sicilia rimane stabile sui valori dello scorso anno, mentre risultati migliori sono stati ottenuti dalla Sardegna. Per entrambe comunque sono anni di carica e con infestazioni di mosche contenute.
Qualche numero in più
Secondo il report di Coldiretti “Prezzi, l’autunno caldo dell’extravergine”, a conti fatti il Sud Italia traina la produzione di olio con un +34% rispetto allo scorso anno. Male il Centro Nord con stime cha vanno da -1% al 3%. Le tonnellate attese da questo anno sono 290 mila, un 20% in più rispetto al 2022 dove ci si era fermati a 240 mila tonnellate, ma comunque sempre al disotto nella media dell’ultimo quadriennio. Tanto per capire, in un anno di carica, quindi di massima produzione, le stime potrebbero addirittura raddoppiare e arrivare fino ad un 60% in più delle tonnellate prodotte.
L’editoriale
Le conseguenze di una scarsa campagna olearia unita ad una forte inflazione e prezzi di produzione triplicati è un aumento del prezzo dell’olio extravergine di oliva, che ad oggi oscilla più o meno tra gli 8.70 e i 9,50 euro al chilo. Rimane comunque un prodotto altamente competitivo, a maggior ragione in questa fase storica dove anche gli altri mercati leader nella produzione di olio hanno registrato perdite importanti.