Lo studio del genoma per aumentare la produttività e la resistenza alle malattie
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L’evoluzione della scienza nel corso dei secoli è stata risolutiva per il miglioramento di ogni forma di vita. Una delle scoperte più significative intercorse negli ultimi ha riguardato lo studio del genoma, permettendo di comprendere meglio il funzionamento del nostro corpo e sviluppare nuove terapie, più efficienti e determinanti, per molte malattie. Ma la scoperta scientifica riguarda tanti più aspetti che credevamo potessero appartenere solo ai film di fantascienza. Lo studio del genoma applicato alla zootecnica può diventare un potente strumento per affrontare problemi quali l’estinzione di razze ed il miglioramento dei caratteri produttivi e riproduttivi di alcuni animali. Ed inserire tali impieghi nel contesto in cui oggi viviamo, chiamati a mantenere una biodiversità fortemente compromessa, può essere davvero risolutivo.
Cos’è lo studio del genoma
Partiamo da questo concetto base. Ad occuparsi dello studio del genoma è una branca della biologia molecolare, coadiuvata dalla bioinformatica, chiamata genomica. Il genoma è l’insieme delle informazioni biologiche contenute nella sequenza del DNA. Studiando il genoma è quindi possibile trarre una serie di informazioni preziose, tra cui come siamo fatti e perché ci ammaliamo.
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L’idea di investigare il genoma fu del Premio Nobel Renato Dulbecco e Leroy Hood e nell’86 viene avviato il progetto “Genoma Umano”. Ma la vera svolta avvenne nel 2001 per mano dell’azienda Celera Genomics, riuscendo a descrivere il 92% del genoma umano. A distanza di 20 anni la missione viene completata da un team di circa cento scienziati del Telomere-to-Telomere Consortium, i quali codificano il restante 8% del genoma.Tali scoperte hanno quindi permesso di comprendere la componente genetica individuale alla base della variabilità fenotipica, come altezza, colore degli occhi, dei capelli e così via, la risposta individuale all’ambiente, le differenti predisposizioni allo sviluppo di malattie e le diverse risposte ai farmaci. Pertanto, i benefici hanno riguardato diagnosi più accurate possibilità di creare farmaci personalizzati in base alle informazioni molecolari ma anche poter fare ipotesi su vittime di catastrofi naturali o biologiche e dare spiegazioni in grado di contrastare tali fenomeni.
La genetica nella zootecnica
Strumenti innovativi in grado di elaborare enormi quantità di dati, hanno permesso di studiare le sequenze del genoma della maggior parte delle specie allevate rilevandone la variabilità fenotipica, particolarmente importante per la zootecnica. Ne sono emerse scoperte in merito ad alcune variazioni del fenotipo responsabili della qualità della carne, della percentuale di grasso nel latte bovino e geni in grado di determinare i caratteri produttivi e riproduttivo oltre che le caratteristiche qualitative di carne e latte.
Determinanti sono stati gli studi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nello specifico il campus di Piacenza. I loro studi si sono concentrati sulle informazioni inerenti al DNA di alcuni animali allevati, per migliorarne i programmi di conservazione genetica e scovare i geni utili per intensificare la resilienza delle specie ai cambiamenti climatici. Infatti, secondo i dati della FAO, molte razze i stanno avviando all’estinzione da un lato per motivi economici, essendo le razze industriali le predilette perchè più produttive, dall’atro per motivi quali carestie, guerre e abbandono dell’agricoltura in alcune aree del mondo. I risultati sono l’attuale estinzione del 10% delle razze ed un 30% a rischio.
La ricerca
L’editoriale
Tornando agli studi dell’Università, i genetisti Riccardo Negrini e Licia Colli, coordinati da Professore Paolo Ajmone Marsan, stanno ponendo attenzione sulla ricerca di geni su bovini e ovini, in grado di resistere alle conseguenze del cambiamento climatico, in special modo caldo e siccità.
Come sottolineato dal Preside della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali, il Professor Marco Trevisan, rifacendosi ad una pubblicazione su Lancet Planetary Health, le perdite produttive causate dallo stress da caldo, deleterio soprattutto per ruminanti e bovine da latte, potrebbero ammontare a circa 40 milioni di dollari l’anno entro la fine del secolo.
Attraverso la genomica applicata alla zootecnica si potrebbe invece invertire la rotta, orientando gli obiettivi di selezione delle specie verso animali più robusti e resilienti, avendo geni in grado di adattarsi meglio alle attuali condizioni climatiche. A titolo esemplificativo, è stato rilevato che alcuni bovini locali dei Caraibi attuano quella che è stata definita mutazione “slick”, ossia un accorciamento del pelo ed altri cambiamenti fisiologici, come un’aumentata produzione sudoripara, per resistere allo stress del caldo. La capacità di adattamento è la conseguenza di un cambio a livello genomico. Pertanto, tale mutazione è stata impiantata nella razza bovina americana Frisona, con l’auspicio di renderla più resistente agli effetti del clima. I risultati sono stati soddisfacenti, dando ulteriore conferma delle infinite possibilità di mantenimento della biodiversità attraverso tali tecniche. È bene ricordare che la genomica è importante tanto quanto altri aspetti, primo tra tutti la gestione degli allevamenti. Anche in questo caso tecnologia e innovazione sono imprescindibili per monitorare e prendere le giuste decisioni, attraverso l’ausilio degli strumenti della zootecnica di precisione in grado di migliorare nettamente il benessere degli animali e le produzioni ad essi collegate.