Energie rinnovabili, a che punto siamo in Italia?
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Crisi climatica ed energie rinnovabili sono due temi centrali del dibattito sociale e politico. L’obiettivo mondiale per arrivare alla decarbonizzazione consiste nell’accelerare la transizione energetica per giungere alla neutralità climatica attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili.
L’Italia arranca sul tema, e riuscire a raggiungere gli obiettivi a riguardo entro il 2030 non sarà facile. In maniera riduttiva, il paese dovrà fare in sette anni scarsi più di quello che ha fatto dal 2005 ad oggi. Snocciolando i dati qualcosa di positivo sulla questione c’è, ma ciò non toglie che le strategie per il futuro dovranno essere più incisive e determinanti anche in ottica sostenibilità.
Fit for 55
Per capire cosa dobbiamo fare è necessario sapere dove dobbiamo arrivare. Nell’ambito del più ampio contesto del Green Deal, presentato sul finire del 2019, la Commissione Europea nel 2021 ha fissato nuovi obiettivi con il pacchetto Fit for 55. Lo scopo di tali interventi sarà di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, per arrivare alla neutralità climatica, di conseguenza alla decarbonizzazione, nel 2050. Un’operazione che coinvolge non solo il ruolo delle centrali ma ogni tipo di settore come quelli dei trasporti, dell’edilizia e dei servizi pubblici, ad oggi in grande difficoltà sul tema, dei rifiuti, dell’agricoltura e dell’industria. Sono cambiamenti estremamente impattati sulla società, rivoluzionando il sistema economico e produttivo e le forme in cui viene prodotta e consumata l’energia, anche attraverso percorsi virtuosi di green economy.
Il punto italiano
Come abbiamo detto, dal 2005 ad oggi l’Italia ha ridotto le emissioni di gas serra di circa il 30%. Leggendo i dati su una striscia temporale più ampia, secondo quanto si legge dal sito dell’ISPRA la riduzione avvenuta dal 1990, anno base, ad oggi è del 21%, con un incremento maggiore nel biennio 2007/2008. Anni contraddistinti dalla crisi economica che hanno portato ad un crollo delle produzioni e dei consumi energetici e ad un maggior utilizzo delle fonti rinnovabili, in particolar modo dell’eolico e dell’idroelettrico. Pochissimo è cambiato dal 2019, a causa delle conseguenze prima della crisi pandemica e successivamente da quella energetica scaturita dal conflitto tra Russia e Ucraina.
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Sempre le stime dell’Ispra segnalano che nel 2022 le energie rinnovabili hanno coperto solo il 35% della produzione elettrica nazionale. Una forte crescita è stata segnata dal fotovoltaico con un +12% confrontato con l’anno precedente. Eolico, geotermoelettrico e bioenergie hanno attestato un calo del 2%, così come il comprato dell’idroelettrico che a causa della forte siccità scende del 38%. Altro problema che allontana la transizione energetica è quello del phase-out delle centrali a carbone e delle altre energie fossili. I termini per la dismissione sono slittati al 2025 ma le intenzioni non sono tutt’ora chiare.
In totale, le rinnovabili al 2022 coprono complessivamente il 19% dei consumi energetici ma gli investimenti per nuovi impianti ammontano a 4 miliardi di euro. Nota dolente, la lentezza burocratica per il rilascio di autorizzazioni e permessi rischia di frenare la spinta verde.
Le rinnovabili in Italia
Per quanti riguarda la distribuzione delle energie rinnovabili in Italia sono evidenti marcate differenze connesse alle caratteristiche geografiche dei territori così come per risorse disponibili.
L’idroelettrico è particolarmente incline a zone con forti pendenze, per cui è decisamente più presente nell’area delle alpi nelle regioni e sul dorsale appenninico. Primo posto per Piemonte seguito dalla Lombardia. Buoni risultati anche per l’Abruzzo. Gli impianti idroelettrici sono trainanti per la transazione energetica italiana, generando oltre il 40% dell’energia prodotta in Italia e prendendosi il quarto posto in Europa.
Il fotovoltaico sta trovando una grande espansione su tutta la nazione, circa il 25% del fabbisogno energetico nazionale, spinto anche dal Superbonus che ha convinto sempre più cittadini a creare piccoli impianti domestici. Cresce con lentezza il comparto degli utility-scale, vale a dire gli impianti di grandi dimensioni. Al sud c’è una maggiore concentrazione del fotovoltaico, complice la minore latitudine e la maggiore insolazione. La regione con maggiore potenza connessa è la Lombardia, seguita dalla Puglia.
Per quanto riguarda l’eolico, il 20% dell’energia prodotta in Italia, la Puglia detiene la maggiore potenza nazionale, seguita da Sicilia, Campania, Basilicata, Calabria e Sardegna. La crescita dell’eolico in Italia è stata registrare a partire dagli anni 2015 circa. Anche in questo caso hanno dominato gli impianti residenziali. L’energia geotermica trova casa in Toscana, dove proprio a Lardello si è visto sorgere il primo impianto geotermico. I siti dove avviene l’approvvigionamento dell’energia sono il complesso vulcanico del monte Amiata e le province di Pisa, Siena e Grosseto. L’Italia è tra i principali produttori europei e mondiali di questa energia che copre il5% delle rinnovabili nel paese.