Normativa RED 3, cosa prevede la direttiva del Consiglio Europeo
Share This Article
Pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europa la Direttiva RED III – 2023/2413 sulle energie rinnovabili. Dal 20 novembre 2023 entrerà ufficialmente in vigore andando a sostituire definitivamente la precedente Direttiva 2018/2001. Obiettivi molto più ottimisti e ambiziosi, trainati dalla volontà di snellire le pratiche burocratiche così da rendere più green l’intera Europa. Ora gli Stati membri avranno tempo fino a 18 mesi per recepire la Direttiva e predisporre gli adeguamenti necessari.
La Direttiva si inserisce nel più ampio contesto del Green Deal europeo datato 2019, il cui scopo è il raggiungimento della neutralità climatica dell’Unione entro il 2050, garantendo una maggiore efficienza energetica proveniente da sempre più quote di fonti rinnovabili.
Cos’è la RED III
Il termine RED è l’acronimo di “Renewable Energy Directive”, e riguarda la terza revisione in merito alla promozione delle energie rinnovabili nel contesto europeo, alla luce di altrettante azioni intraprese per traghettare gli Stati membri verso transizione ecologica.È innegabile che negli ultimi tempi, a seguito dell’invasione dell’Ucraina e ella pandemia, i prezzi dell’energia abbiano subito importanti rincari, enfatizzando la necessità di raggiungere un’autonomia energetica che sfrutto in particola modo le fonti rinnovabili.
Oltre al Green Deal, un altro piano che concorre all’obiettivo è il REPowerEU, sviluppato per rendere indipendente l’Unione dalle importazioni dei combustibili fossili russi prima del 2030. Altro pacchetto di riforme promosso dall’Unione Europea, inserito nel quadro generale, è il Fit for 55 che mira a tagliare le emissioni di gas serra del 55% rispetto al 1990, entro il 2050. Di pari passo, continua l’opera di decarbonizzazione per raggiungere la neutralità climatica sempre entro tale data.
Potrebbe interessarti
Con la Direttiva RED III si vanno quindi a delineare i nuovi obiettivi intermedi calendarizzati per il 2030, auspicando una accelerazione che vede innalzare per gli Stati membri al 42,5% il passaggio alle fonti energetiche più pulite nel complesso del mix energetico, rispetto al 32% precedentemente prefissato. A questo aggiunge, per quanto possibile, di raggiungere collettivamente il 45% di fonti rinnovabili. Tra i punti salienti l’idea per gli Stati membri di concordare l’istituzione di progetti comuni per la produzione di energia da FER. Un focus importante delle Direttiva, pensato anche per stimolare quest’ultimo punto, riguarda la spinta all’innovazione tecnologica nel settore energetico, intesa come motore del cambiamento. L’Europa chiede di riservare almeno il 5% delle nuove istallazioni energetiche a soluzioni innovative, sperando nella cooperazione tra paesi e reti energetiche.
Iter semplificati
La burocrazia ha spesso rappresentato un intralcio ed un rallentamento. Ora che il tempo stringe, la RED III concede procedure autorizzative più snelle e veloci per progetti dedicati allo sviluppo delle energie rinnovabili, soprattutto per impianti eolici e fotovoltaici. Gli stati dovranno rilasciare le autorizzazioni per la costruzione di nuovi impianti nelle aree denominate “di riferimento per le rinnovabili” non oltre i 12 mesi, non oltre i 24 mesi per gli impianti fuori da queste aree e non oltre i 36 mesi per gli impianti a mare.
In merito alle “aree di riferimento per le rinnovabili”, sono state individuate dagli Stati membri su indicazioni dell’Unione Europea. Tali zone adibite ad ospitare impianti di energia rinnovabile devono rispettare alcuni criteri, come dare priorità a superfici artificiali e costruite (tetti, parcheggi, aree industriali, laghi, terre non adatte alla coltivazione), escludere siti di Natura 2000, aree protette, rotte migratorie degli uccelli ed escludere le aree dove tali impianti avrebbero impatti ambientali significativi.
Parlando di impianti solari con 100 kW di capacità o inferiori, le autorizzazioni dovranno essere rilasciate entro un mese. Menzione anche per gli autoconsumatori e le comunità energetiche. Nel caso di mancata risposta entro il termine stabilito, si potrà in automatico procedere con le istallazioni
Industria, edifici, trasporti e biomassa
L’editoriale
Partendo dal settore dell’industria, lo scopo è di incrementare dell’1,6% l’uso di energie rinnovabili per tutto il comparto. A fronte di ciò, si richiede che almeno il 42% dell’idrogeno utilizzato provenga da combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO) entro il 2030 ed il 60% mel 2035, con la possibilità di scontare del 20% il contributo delle RFNBO.
Sugli edifici è stato fissato il target dell’utilizzo del 49% delle energie rinnovabili entro il 2030, con un incremento vincolante dello 0,8% annuo al 2026 e dell’1,1% nel quadriennio 2026/2030.
Venti di cambiamenti anche per il settore dei trasporti, che dovrà abbassare le emissioni di CO2 del 14.5% entro il 2030 attraverso l’uso di biocarburanti avanzati e carburanti rinnovabili non biologici.
Infine, sostegno all’uso della biomassa purché la raccolta non impatti negativamente sul suolo e la biodiversità.
In generale, con la nuova Direttiva l’Europa spera di poter arrivare a centrare gli obiettivi prefissati per il 2030 e quelli degli gli anni a venire. La questione della crisi climatica e la fondamentale necessità di raggiungere la neutralità climatica attraverso l’uso di risorse rinnovabili non è più trascurabile né rimandabile. Ora, serve l’impegno degli Stati membri e di ogni singolo cittadino.