Cos’è l’impronta di carbonio e come si misura
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Possiamo considerare le impronte come segni che riflettono le nostre azioni, scelte e interazioni nella vita. Ogni cosa che passa su questo pianeta lascia un’impronta, senza distinzione tra ciò che è intangibile e tangibile.
L’idea di impronta è utilizzata anche per descrivere l’idea di un’orma lasciata sulla Terra dallo stile di vita di noi umani e dal modo in cui consumiamo risorse e generiamo emissioni. Da ciò deriva il concetto di “impronta ambientale”, che può essere suddiviso in diverse categorie o indicatori che misurano l’impatto ambientale delle varie attività umane.
Alcune delle impronte ambientali più comuni sono quella ecologica, idrica e di carbonio. In quest’articolo ci concentreremo su quest’ultima, scoprendo di cosa si tratta e perché è fondamentale monitorarla costantemente.
Cos’è l’impronta di carbonio?
L’impronta di carbonio, anche detta carbon footprint, è sostanzialmente una sorta di conto a livello ambientale che ci dice quanti gas a effetto serra vengono emessi direttamente o indirettamente dalle nostre attività o dai prodotti che utilizziamo. E non si tratta solo di CO2: ogni gas serra viene convertito in equivalente CO2 per un bilancio completo.
Purtroppo, gran parte delle nostre emissioni di CO2 sono causate dalla combustione di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas naturale, i veri colpevoli dell’effetto serra. E queste emissioni hanno conseguenze pesanti e ben visibili, tra cui il cambiamento climatico e le catastrofi a esso correlate come l’aumento del livello del mare e le inondazioni.
Qual è la situazione italiana?
Ma tornando alle nostre impronte di carbonio, l’imprevedibilità sta nelle diversità: ogni attività, produttore, paese e cibo possono portare ad una quantità diversa di emissioni. Quindi, quanto è grande l’impronta di carbonio italiana? La risposta non è semplice, ma rivolgendosi ai dati, l’Italia è una delle poche nazioni che ha stabilito un obiettivo più ambizioso per il 2030, ossia la riduzione del 40% delle emissioni. Quindi, è necessario agire e fare il nostro dovere per diminuire le nostre impronte di carbonio, preservare il nostro pianeta e aspirare alla sostenibilità ambientale.
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In Italia siamo sul percorso giusto per ridurre le emissioni inquinanti. L’istituto INSPRA ha registrato una costante diminuzione del 2,5% delle emissioni totali nel corso degli anni. Non solo, ma ogni cittadino italiano emette in media solo 7,1 tonnellate di CO2-eq, in netto contrasto rispetto ai 8,8 di media nei paesi dell’UE. Ma, purtroppo, l’Italia ha comunque causato 430 milioni di tonnellate di CO2-eq solo nel 2017, posizionandosi al quarto posto tra i paesi europei più inquinanti, dietro Germania, Regno Unito e Francia.
Ma da cosa sono causate queste emissioni di CO2? Nel 2017, hanno maggiormente contribuito all’inquinamento l’industria manifatturiera (27%), l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca (47%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (30%), e l’attività di trasporti e magazzinaggio (36%). Inoltre, non possiamo dimenticare l’impronta di carbonio del nostro cibo, che gioca un ruolo fondamentale nella lotta contro l’inquinamento.
Dobbiamo continuare a lavorare sodo per ridurre le nostre emissioni e proteggere la nostra amata Italia.
Come viene misurata l’impronta di carbonio
Per definire l’impatto ambientale dei prodotti, compresi gli alimenti, un memo redatto dal Ministero federale per l’Ambiente, la Conservazione della Natura e la Sicurezza Nucleare (BMU) in collaborazione con l’Agenzia Federale per l’Ambiente e l’Öko-Institut ha stabilito una definizione esauriente per l’impronta ecologica. In particolare, l’impronta di carbonio di un prodotto (“CO2 footprint”) si basa sulle emissioni di gas serra presenti in ogni fase del ciclo di vita del prodotto, correlato ad un’unità d’uso specifica. L’impronta del carbonio, quindi, rappresenta la quantità totale di gas serra emessi dal prodotto durante il suo utilizzo correlato ad una certa quantità di utilizzo.
Sono inclusi nella valutazione l’intero processo di produzione, dal trasporto delle materie prime e dei prodotti intermedi fino alla distribuzione e la gestione prima e dopo l’utilizzo. La definizione di prodotto si riferisce a beni ma anche servizi.
Il settore della nutrizione
L’impronta di carbonio degli alimenti tiene conto di tutti i fattori di emissione legati all’agricoltura intensiva, ai lungi tragitti di trasporto, alla lavorazione ad elevato consumo energetico e allo stoccaggio di cibo (con raffreddamento o riscaldamento).
L’editoriale
L’impatto della nutrizione sulla nostra impronta di carbonio è una sfida che non possiamo ignorare. Sebbene i politici abbiano stabilito il “limite dei 2 gradi”, ovvero il limite massimo di aumento della temperatura globale rispetto all’era preindustriale, ridurre le emissioni di CO2 entro il 2050 resta un obiettivo cruciale. I paesi industrializzati, in particolare, devono dimezzare le loro emissioni rispetto ai livelli del 1990, ma nel 2020 l’Italia ha visto solo una riduzione del 9,8%. A questo si aggiunge il fatto che ogni persona deve limitare la propria impronta di carbonio a soli 2 tonnellate, meno di un quinto di quella attuale.
Tuttavia, poiché siamo noi, degli industrializzati, a lasciare le impronte maggiori, dobbiamo fare di più per adattare il nostro stile di vita e raggiungere l’obiettivo. La nutrizione è solo uno dei fattori in gioco, ma ogni piccolo sforzo conta per ridurre le nostre emissioni e proteggere il pianeta.
Controlla i contratti e le condizioni
Un settore in cui è urgente apportare cambiamenti è quello della nutrizione. Come dimostrano i dati riportati, anche la scelta di che cosa mangiamo contribuisce alla nostra impronta di CO2, con una quota superiore al 10%. Secondo Greenpeace, le emissioni di CO2 generate dalla nostra dieta sono distribuite come segue:
• il 30% è imputabile al consumo di carne
• il 29,1% ai prodotti lattiero-caseari
• il 28,2% ai cereali
• il 10,6% alle bevande
• il 2,6% ad altre fonti
• il 0,5% alle uova
È quindi imprescindibile assumere un approccio cosciente e sostenibile anche nella scelta e nella preparazione dei nostri pasti. Solo così potremo contribuire attivamente a ridurre l’impatto ambientale che i nostri comportamenti hanno sul pianeta. Per approfondire l’argomento, vi consigliamo di continuare la lettura con quest’articolo “Cibo sostenibile: la nuova frontiera del food”.