Terremoto Nestlé, lo scandalo delle pseudo acque minerali
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Fari puntati su una delle più note e grandi multinazionali del food & beverage. Un recente rapporto d’indagine, pubblicato dalla testata francese Médiapart ha portato alla luce un nuovo scandalo riguardante la multinazionale Nestlé. La compagnia è stata accusata di aver venduto oltre 18 miliardi di bottiglie d’acqua con i marchi Contrex, Hépar e Vittel, con scarsi livelli di qualità, al pari di quelli dell’acqua del rubinetto, e filtrata illegalmente. La pratica avrebbe portato a frodi stimate in oltre 3 miliardi di euroin un periodo di 15 anni, con l’acqua venduta a prezzi fino a cento volte superiori rispetto a quella comunemente distribuita
La cronistoria
Nonostante il clamore sull’argomento si sia acceso solo recentemente, le radici che hanno portato allo scandalo hanno origini lontane. I primi fatti sono stati portati all’attenzione nel 2019. In quest’anno il gruppo imbottigliatore Alma viene accusato per la presenza di anidrite carbonica nell’acqua senza riportare tale elemento in etichetta, per miscelare le acque minerali o di sorgente con acqua del rubinetto e per effettuare trattamenti con altri tipi di sostanze non autorizzate. Da qui, sono scattati controlli a catena.
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Come si è evito da un rapporto della Direzione generale francese della concorrenza, dei consumatori e del controllo delle frodi (DGCCRF), la multinazionale Nestlé nel 2005 avrebbe comprato apparecchiature UV e, cinque anni dopo, utilizzato alcuni filtri non autorizzati. Una pratica ben sdoganata per le aziende del settore e che ha aperto gli occhi su possibili altre frodi. Quella che ha lasciato sgomento è legata ad un reportage del quotidiano Le Monde e del gruppo investigativo di Radio France sul tema. Secondo l’inchiesta, alcune dei maggiori produttori di acqua minerale, compresa la Nestlé, avrebbero sottoposto l’acqua a trattamenti non autorizzati perché quella stessa acqua proveniva da fonti contaminate da feci, Escherichia coli, PFAS e pesticidi.
Sull’argomento è intervenuta anche la Commissione Europea avviando un filone di indagine sull’accaduto ed il 24 luglio 2024 sono state pubblicate le conclusioni a riguardo. Secondo la Commissione, la Francia non ha vigilato opportunatamente sul controllo delle acque minerali, evidenziando così gravi lacune nel sistema. Le accuse di frode potrebbero portare a pene fino a tre anni di reclusione e multe fino al 10% del fatturato medio annuo della società, che per Nestlé potrebbe ammontare a circa 20 milioni di euro.
Da calcolare, non avendo ben chiara l’origine della frode, i danni ambientali derivanti dallo sfruttamento eccessivo delle risorse idriche operato per tutti questi anni e i potenziali rischi per la salute dei consumatori non sono ancora stati completamente quantificati.
Un passato turbolento
L’editoriale
Questo nuovo scandalo si inserisce in un contesto di lunga data di controversie per Nestlé. Dagli anni ’70 agli anni ‘90, Nestlé fu al centro di una querelle globale per la promozione del latte in polvere per neonati nei paesi in via di sviluppo. Tanto clamore da essere anche il tema centrale del film di Danis Tanovic “Tigers”. In quegli anni l’azienda venne accusata di commercializzare aggressivamente il prodotto, suggerendo che fosse superiore al latte materno, il che portò a pratiche di alimentazione insicure e a un aumento della mortalità infantile. Questo caso portò al boicottaggio di Nestlé e alla creazione del Codice Internazionale di Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nestlé è stata criticata anche per l’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche in varie regioni, tra cui Stati Uniti, Canada e Pakistan, ed in particolare di prelevare acqua a costi molto bassi o nulli, imbottigliandola e rivendendola a prezzi elevati. Infine, Nestlé è stata accusata di sfruttare il lavoro minorile, soprattutto nelle piantagioni di cacao in Africa occidentale. Un problema che ha portato l’azienda a dover affrontare numerose cause legali e indagini.
Non un passato brillate così come il presente. Oggi, la società si trova ora sotto pressione non solo per rispondere alle accuse, ma anche per adottare misure più rigorose per garantire la sicurezza e la qualità dei suoi prodotti.