La liquirizia fa salire la pressione?
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Vi è mai successo che durante un calo di pressione, tipico delle calde giornate estive, vi venisse offerta della liquerizia? È credenza comune che la liquirizia sia un ottimo rimedio per riprendersi da svenimenti o giramenti di testa causati da un repentino abbassamento della pressione sanguigna, ma è davvero così?
Cos’è la liquirizia
La liquerizia, conosciuta fin dai tempi antichi per le sue innumerevoli proprietà terapeutiche, è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Fabaceae, conosciuta scientificamente come Glycyrrhiza glabra, originaria dell’Europa meridionale e dell’Asia occidentale e centrale. La parte della pianta più comunemente utilizzata per produrre dolci, caramelle, bevande e altri prodotti alimentari è la radice, la quale contiene un composto chiamato glicirrizina, responsabile del suo caratteristico sapore dolce e delle sue proprietà medicinali.
Parlando di quest’ultimo aspetto, la liquirizia è tradizionalmente utilizzata nella medicina erboristica per trattare una varietà di disturbi, avendo proprietà antinfiammatorie, espettoranti e antivirali. Molto sdoganato anche il suo utilizzo per alleviare problemi digestivi, infiammazioni della gola e come rimedio per ulcere gastriche. Non di rado viene impiegata anche per la composizione di prodotti cosmetici per le sue proprietà lenitive e schiarenti, utili per il trattamento di alcune condizioni della pelle come l’eczema.
Il segreto della glicirrizina
Per arrivare alla risposta che cerchiamo sul nostro mito alimentare, bisogna approfondire il tema sulla glicirrizina, il principio attivo che si trova all’interno della liquirizia. La glicirrizina è un glucoside triterpenico che può influire sul metabolismo del cortisolo, un ormone steroideo prodotto dalle ghiandole surrenali che, tra le altre funzioni, aiuta a regolare la pressione sanguigna.
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Sostanzialmente, la glicirrizina inibisce un enzima che normalmente converte il cortisolo in cortisone, una forma inattiva di cortisolo che non ha effetti mineralcorticoidi significativi. Quando la glicirrizina blocca questo enzima, i livelli di cortisolo attivo aumentano nel corpo. Il cortisolo attivo può legarsi ai recettori mineralcorticoidi nei reni, comportandosi in modo simile all’aldosterone, un altro ormone che regola l’equilibrio dei sali e dei liquidi nel corpo. Questo porta a un aumento del riassorbimento di sodio e alla perdita di potassio attraverso i reni. L’aumento di sodio nel sangue provoca una maggiore ritenzione di acqua, aumentando il volume sanguigno e, di conseguenza, la pressione sanguigna. Tirando le somme, possiamo affermare che effettivamente la liquirizia aiuta a riprendersi dopo uno svenimento o un giramento di testa. Un effetto che può essere utile in caso di ipotensione, ossia di bassa pressione sanguigna. Lo stesso vale per l’ipotensione ortostatica, una condizione in cui la pressione sanguigna cala significativamente quando una persona si alza in piedi rapidamente, causando vertigini o svenimenti.
Controindicazioni
L’editoriale
Nonostante i suoi benefici, il consumo eccessivo di liquirizia può avere effetti collaterali negativi, proprio a causa della presenza della glicirrizina. Soprattutto per chi soffre di pressione alta o di patologie cardiovascolari, l’ipertensione indotta dalla liquirizia può essere pericolosa arrivando a causare ipernatriemia. ovvero uno stato peggiorativo della già citata ipertensione.
Altri possibili effetti collaterali dell’eccesso di liquirizia includono ritenzione idrica, causando gonfiore a causa dell’accumulo di liquidi, e ipokaliemia, vale a dire bassi livelli di potassio che possono provocare debolezza muscolare e aritmie cardiache.
Inoltre, un uso eccessivo di liquirizia è sconsigliato ad anziani, a chi ha disturbi del fegato o gravi insufficienze renali.
Le dosi indicate in merito all’assunzione di liquirizia sono di 100mg al giorno, preferendo i prodotti privi di zucchero.