Allarme pesticidi nell’ortofrutticolo
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Legambiente, in collaborazione con Alce Nero, ha analizzato migliaia di prodotti, tra frutta, verdura, olio e vino, e i risultati non sono proprio dei più tranquillizzanti. Anche se solo l’1,3% del campione è risultato totalmente fuori norma, ben il 41,3% conteneva tracce di pesticidi.
Un campanello d’allarme che ci invita a riflettere sulle nostre abitudini alimentari in un contesto nel quale ciò che mettiamo sulle nostre tavole può determinare concretamente il benessere del nostro organismo e limitare l’insorgere di patologie anche gravi.
L’analisi sui pesticidi
L’analisi di oltre 5.200 campioni alimentari, condotta da Legambiente nell’ambito del rapporto ‘Stop pesticidi nel piatto 2024’, ha evidenziato la presenza di un numero significativo di residui di pesticidi nei prodotti ortofrutticoli e non solo.
In particolare, sono stati rilevati fino a 18 diversi fitofarmaci nei peperoncini e 13 nelle pesche. Come detto in precedenza, sebbene il tasso di non conformità sia stato di poco superiore all’1%, il dato più preoccupante riguarda la diffusa presenza di tracce di pesticidi in oltre il 41% dei prodotti oggetto dell’indagine.
L’analisi ha evidenziato una rilevante differenza tra la presenza di residui singoli e multipli di fitofarmaci. Mentre i residui singoli, generalmente entro i limiti di legge, presentano un rischio ridotto, la co-occorrenza di più molecole può determinare un aumento della concentrazione complessiva di sostanze potenzialmente dannose per la salute. Il 14,9% dei campioni presentava un solo fitofarmaco, mentre il 26,3% ne presentava multipli (due o più).
La frutta ha mostrato il tasso più elevato di contaminazione (74,1%), con un 1,49% di campioni non conformi ai limiti massimi di residui (LMR) anche per la popolazione adulta. Seguono la verdura (34,4%) e i prodotti trasformati (29,6%), con particolare riferimento ai peperoni (59,5%), ai cereali integrali (57,1%) e al vino (46,2%).
Tra i pesticidi troviamo un predominio di insetticidi e funghicidi, tra cui Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil e Imazalil. In particolare, il Fludioxonil, classificato come probabile cancerogeno dall’EPA, ha subito una revisione degli LMR a livello europeo. Mentre per le arance sono rimasti a 5 mg/kg, con l’obbligo di indicare la non commestibilità della buccia, per altri agrumi e frutta, come le banane (0,01 mg/kg) e i limoni (4 mg/kg), sono stati introdotti limiti più stringenti.
Per quanto riguarda l’agricoltura biologica, in cui l’Italia ricopre il ruolo di leader europeo (19,8% del territorio coltivato), sono stati evidenziati livelli di contaminazione estremamente bassi (7%), attribuibili a cause accidentali. Tuttavia, al fine di soddisfare una domanda in costante crescita, è necessario implementare misure volte a incentivare ancor di più questa tipologia di produzione e a facilitare l’accesso al consumo da parte dei cittadini. Tra queste, l’introduzione di strumenti economici a sostegno delle categorie più deboli, la diffusione della ristorazione biologica nelle mense collettive e la semplificazione delle procedure di certificazione, in aggiunta alla nota lotta alle agromafie, che minacciano la legalità e la sostenibilità del sistema agroalimentare.
Come evitare i pesticidi in agricoltura
Evitare l’uso di pesticidi in agricoltura è fondamentale per promuovere pratiche sostenibili e preservare la salute dell’ambiente e dei consumatori. Per questo, è necessario porre in essere alcune soluzioni all’avanguardia e altre che richiamano alla tradizione rurale per eliminare del tutto questa pratica e offrire ai consumatori prodotti privi di rischi di contaminazione.
In primis, come detto, si dovrebbe stimolare l’agricoltura biologica, con l’utilizzo di metodi naturali, evitando pesticidi chimici e procedere con la tradizionale rotazione delle colture, alternandole per prevenire l’accumulo di parassiti e malattie specifiche.
In questo contesto, si dovrebbero selezionare varietà di piante che sono naturalmente resistenti a parassiti e malattie e possedere competenze in entomologia, introducendo insetti utili, come coccinelle e vespe parassite, che contrastano le specie infestanti.
Inoltre, attraverso tecniche di coltivazione integrata che combinano soluzioni biologiche e chimiche, si possono utilizzare pesticidi solo quando strettamente necessario e in modo mirato, con un approccio orientato al precision farming.
Altro metodo molto efficace è quello di installare trappole per catturare insetti dannosi senza l’uso di sostanze chimiche o utilizzare ferormoni per attrarli, riducendo così le popolazioni.
Infine, mediante la pacciamatura, ovvero la copertura del suolo con materiali naturali, si riduce la crescita di erbe infestanti e si aumenta la ritenzione idrica, limitando la proliferazione di insetti e parassiti. Stesso discorso per il compostaggio che migliora la salute del suolo e fornisce nutrienti alle piante, riducendo la necessità di fertilizzanti chimici.