Cibo sostenibile: la nuova frontiera del food
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Tra sfide che saremo chiamati ad affrontare nei prossimi anni, molte riguarderanno il tema della nutrizione e dell’alimentazione. La questione alimentare è un argomento dibattuto sotto vari aspetti che ruotano sul concetto di mangiare bene ma in maniera sostenibile. Cambiamento climatico, crisi sanitarie, sovrappopolamento e difficoltà nell’approvvigionamento di cibo non sono previsioni del futuro ma processi già in atto sul nostro pianeta che, se non contrastati, incideranno sul mondo del domani in modo sempre più determinante.
Il mondo scientifico, attraverso studi e analisi, ha delineato le criticità del nostro sistema fornendo delle possibili soluzioni che il mondo imprenditoriale sta pian piano concretizzando.
Settore alimentare, ma quanto inquini?
Decisamente tanto, verrebbe da dire. Quando si parla di settore alimentare bisogna considerare una filiera molto ampia e diversificata che va dalla piantumazione del seme fino alla distribuzione dei cibi nei supermercati. Al contrario di quanto si possa pensare, parlando di emissioni nocive quelle derivanti dai trasporti o dal confezionamento sono gli ultimi dei problemi. Tutto ciò che riguarda la produzione dei prodotti, in senso stretto, è la vera grana. Tra questi spiccano l’utilizzo del suolo, lo spreco di risorse idriche e l’impiego di fertilizzanti, pertanto tutti i settori riguardanti allevamento e coltivazione.
Secondo l’European Environmental Bureau (EEB) in Europa il settore agricolo produce il 94% dell’ammoniaca, antesignano delle polveri sottili PM 2.5, ed il 55% delle emissioni di metano, tra le cause del gas serra. Secondo OPENPOLIS la maggior parte delle emissioni sono conseguenza diretta dai prodotti animali come carne, uova e formaggi, causando in Italia l’85% delle emissioni del settore alimentare. E la cosa peggiore è un terzo della parte di cibo prodotto a livello globale viene buttato o sprecato. Un inutile consumo di risorse ed emissioni di CO2 che sottolineano un problema di efficienza.
Impronta ecologica
Per comprendere meglio la situazione è utile l’utilizzo di un indicatore di sostenibilità chiamato impronta ecologica.
Attraverso questo strumento è possibile capire in che quantità stiamo consumando le risorse a nostra disposizione per sopravvivere, rispetto a quanto la terra è in grado di rigenerare tali risorse, che ricordiamo non essere infinite.
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Nel caso delle produzioni alimentari bisognerà incrociare i dati dell’impronta idrica, indicatore dell’acqua utilizzata o dell’acqua inquinata per produrre cibo ma anche dei luoghi da dove viene prelevata, e dell’impronta di carbonio, ossia le emissioni di gas serra. A questi si possono aggiungere altri indicatori come il grado di deforestazione, il livello di eutrofizzazione a causa dell’uso dei fertilizzanti, l’acidificazione di mari e oceani e così via.
Ad oggi, secondo i calcoli, è come se stessimo utilizzando più di una terra e mezzo. Di questo passo per arrivare all’anno 2050 sani e salvi ne servirebbero ben 2.
Cosa possiamo fare nel nostro piccolo
Tutto ciò che abbiamo descritto è strettamente legato alle abitudini alimentari e agli stili di vita dei cittadini. Pensare di poter fare tutti la stessa dieta è impensabile. A rendere difficile la realizzazione di quella che viene chiamata alimentazione “flexitariana”, diversificata e sostenibile attraverso l’uso di fonti alternative rispetto a quelle di oggi, è il tasso di povertà di alcuni paesi oltre alle ragioni culturali e le abitudini alimentari di altre popolazioni. Non dobbiamo necessariamente cominciare a mangiare insetti o carne sintetica, anche se molti studi si stanno concentrando su questa direzione, ma possiamo compiere piccole azioni quotidiane in supporto alla sostenibilità alimentare.
Meno carne e più verdure prodotte in maniera sostenibile
L’editoriale
In primo luogo, sarebbe cosa buona e giusta ridurre il consumo di carne, specialmente quella rossa. Per 1 kg di carne si può dover arrivare a consumare fino a 19.000 litri di acqua, per non parlare poi del problema della deforestazione in atto per far spazio agli allevamenti intensivi e a campi dove produrre il mangime. In Amazonia 780.000 chilometri quadrati di foresta non esistono più per far posto a nuovi pascoli.
Una dieta alimentare che poggia principalmente su verdure e cibi vegetali è meno impattante a livello ambientale, soprattutto se nel tempo si darà pieno sviluppo a sistemi di agricoltura sostenibili come le vertical farming. Queste sono una sorta di fattorie urbane all’interno di palazzi o grattacieli, dove le piante vengono impilate l’una sopra l’altra sfruttando così l’altezza e non il suolo. La produzione è affidata a tecniche innovative che permettono un notevole risparmio di acqua fino al 95% in meno rispetto all’agricoltura tradizionale. Altro punto a favore è la possibilità di poter coltivare in maniera totalmente biologica non dovendo impiegare pesticidi ed altre sostanze chimiche.
Imparare a fare la spesa
Può essere molto utile pianificare nel dettaglio i pasti quotidiani. In questo modo si evita un enorme spreco di cibo che spesso avviene per disorganizzazione. Parlando di spesa è importante fare scelte d’acquisto responsabili, dando priorità a prodotti locali, frutta e verdura di stagione, cibi freschi e leggendo le etichette affinché si possano scegliere prodotti di qualità e con il giusto apporto nutritivo. Molto utili potrebbero essere le “etichette semaforo”, già presenti in alcuni paesi europei, nelle quali vengono specificata la quantità di emissioni per la produzione del prodotto specifico.
Imparare ad ordinare correttamente il frigo aiuta a conservare più a lungo gli alimenti, per cui quando si riordina la spesa bisogna prestare attenzione a dove questa viene riposta all’interno dell’elettrodomestico. Infine, cercare di riutilizzare gli scarti in cucina, impiegando il cibo in più ricette o impiegandolo in altro modo. Ad esempio, il caffè in polvere può essere un ottimo concime naturale. In questo modo daremo il giusto valore ad ogni cibo.
Considerazioni generali
Ad oggi il problema principale è contrastare le produzioni che possono generare il maggior inquinamento. Domani dovremmo pensare a come sostituire le fonti proteiche al fine di sfamare l’intera popolazione globale. Indubbiamente la tecnologia e la robotica saranno la chiave per portare avanti la sostenibilità alimentare, di concerto con i modelli dell’economia circolare e nell’ottica di razionalizzare l’uso delle risorse naturali. Nel frattempo, cambiamo le nostre abitudini in comportamenti responsabili attraverso un’educazione alimentare approfondita.