Come seguire una dieta mediterranea in modo sostenibile
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Appurato da un’infinità di studi che la dieta mediterranea è la migliore al mondo, possiamo affermare che sia anche uno dei regimi alimentari più sostenibili? Un fatto di cui dovremmo preoccuparci. L’attenzione che poniamo sulla nostra alimentazione per rimanere in salute, dovremmo riservarla anche alla salvaguardia del pianeta in cui viviamo, soprattutto in quest’era di degrado ambientale.
Dunque, una dieta oltre che sana dovrebbe anche essere sostenibile. Secondo la FAO, una dieta sostenibile è a basso impatto ambientale, che tenga conto della biodiversità e degli ecosistemi ottimizzando le risorse naturali e umane, accessibile economicamente e dal profilo nutrizionale completo. Vediamo allora come rendere il migliore regime alimentare anche il più sostenibile.
La dieta mediterranea
Nel mondo alimentare c’è una certezza. La dieta mediterranea, divenuta nel 2010 Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO, è uno stile di vita basato principalmente sul consumo di pesce, cereali, verdure e olio di oliva. Tali alimenti devono essere introdotti nel proprio programma nutrizionale secondo una determinata frequenza e modulazione, così da rendere la dieta variegata ma al contempo equilibrata e ricca di tutti i nutrienti necessari per il nostro corpo.
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I benefici riscontrati seguendo tale stile di vita sono consequenziali ad un elevato apporto di fibre e prodotti vegetali, l’utilizzo di grassi monoinsaturi equilibrati a quelli polinsaturi (in special modo omega-3 e omega-6), un consumo moderato di prodotti lattiero-caseari e di carne. In questa maniera vengono ridotti i rischi legati a malattie cardiovascolari, obesità, diabete, arteriosclerosi, problemi intestinali e alcune tipologie di cancro. Inoltre, la dieta mediterranea ha mostrato effetti antinfiammatori, antiossidanti e antiaggreganti.
Sostenibilità della dieta mediterranea
In merito alla sostenibilità, lo studio “Mangiare meglio Mangiare meno Mangiare tutti” condotto da Barilla Center for food & nutrition, ha confrontato la dieta mediterranea con regimi alimentari vegani, vegetariani o con un elevato apporto di carne. Ne è emerso che l’alimentazione vegana e vegetariana a livello di impatto ambientale è molto simile a quella mediterranea, mentre i menù che prevedono un cospicuo consumo di carne provocano un impatto ambientale duplicato. Pertanto, sulla carta la dieta mediterranea risulta essere sostenibile, essendo il consumo di carne esiguo, purché si seguano delle accortezze.
Come valutare l’impatto ambientale nella produzione alimentare?
L’editoriale
Il settore alimentare dove si riscontra il maggior tasso di inquinamento è quello dell’allevamento degli animali da terra. La carne è perciò l’alimento che genera gli effetti peggiori. Gusto per capire, per produrre 1 kg di manzo, vengono rilasciate nell’atmosfera 59,6 kg di CO2, considerando tutti i processi che partono dalla produzione e arrivano alla vendita. Ad onore della cronaca, anche quello della produzione agricola potrebbe lasciare cicatrici profonde sul nostro pianeta.
La modernizzazione di questo settore ha fatto nascere una serie di problemi legati al concetto di sostenibilità e di salubrità degli alimenti. Tra le cause principali l’uso di pesticidi chimici e fertilizzanti e l’emissione di gas climalteranti, responsabili dell’erosione e la salinizzazione dei suoli ed il depauperamento delle falde acquifere. Ad incidere anche l’aumento delle distanze tra le zone di produzione e quelle di consumo, che implica l’aumento dei trasporti e di conseguenza di emissioni nocive nell’atmosfera.
Indicatori per valutare la sostenibilità
Quindi, per valutare la sostenibilità o meno di una determinata produzione, è da considerare l’intero ciclo di vita di un determinato prodotto. Per farlo vengono utilizzati tre indicatori:
- l’impronta idrica, ossia i litri di acqua utilizzati per produrre un chilo di alimento;
- l’impronta carbonica, i grammi di C02 (anidride carbonica, metano, ossido nitroso, idrofluorocarburi e esafloruro di zolfo) emessi per produrre un chilo di alimento;
- l’impronta ecologica, i metri quadrati di risorse naturali, suolo e acqua, per produrre un chilo di alimento rapportati alla loro capacità di rigenerarsi.
Inevitabilmente ogni settore di produzione, in quota maggiore o minore, impatta in maniera negativa sull’ecosistema. Per evitarlo è importante sapere come scegliere gli alimenti e le produzioni che riducono la possibilità di inquinamento.
Gli alimenti sostenibili della dieta mediterranea
Riguardo al pesce, lo studio “The environmental cost of animal source foods pubblicato sulla rivista Frontiers in Ecology and the Environment”, basato su centinaia di pubblicazioni in merito al ciclo di vita delle produzioni di proteine animali, ha riscontrato che tra le produzioni più sostenibili ci sono quelle dei molluschi allevati, sardine, sgombri, aringhe e pesce bianco, di cui merlano, il nasello e il merluzzo. Al contrario invece, gli allevamenti di pescigatto, gamberi consumano più energia, necessitando di una continua circolazione di acqua alimentata elettricamente.
Evitare invece l’aragosta, solitamente importata e proveniente da allevamenti e l’astice, a causa della pesca attraverso reti a strascico responsabili di danni marini. Attenzione anche per quanto riguarda il pesce spada. La pesca di frodo, oltre a essere causa di morte di alcune specie protette, ne sta minando la riproduzione. Anche il tonno rosso è a rischio estinzione e la sua cattura sta portando ad uno squilibrio nell’Atlantico e Mediterraneo. Infine, la sovra richiesta del salmone, oltre ad aver dato luogo alla creazione di allevamenti intensivi, ha causato un abbassamento del numero della specie in alcune zone, rischiando addirittura l’estinzione dalle stesse.
Da considerare poi che anche il pesce ha una sua stagionalità, determinata dal ciclo riproduttivo di ogni specie. Ad esempio, cefalo, mormora, nasello, occhiata, rombo, sanpietro, sciabola, scorfano, sgombro, alice sono pesci che possono essere consumati tutto l’anno.
Una raccomandazione, che vale sia per il pesce che per la frutta e la verdura, è di scegliere prodotti di filiera corta, quindi pescato locale e prodotti a km 0, così da evitare i lunghi trasporti ed eliminare la quota di inquinamento legato ad essi.
In generale, gli alimenti maggiormente sostenibili sono i cereali, la frutta, la verdura, in particolar modo patate, broccoli e carote, e i legumi secchi. È bene prediligere i prodotti non incartati in enormi quantitativi di plastica e soprattutto che siano di stagione, indice di alta qualità. Le serre possono infatti avere un impatto molto pesante sull’ambiente, oltre che far perdere importanti sostanze nutritive a frutti e ortaggi, essendo coltivati fuori stagione. Riguardo al settore agricolo e olivinicolo è comunque consigliabile scegliere prodotti provenienti da coltivazioni biologiche o biodinamiche.
In conclusione, per i prodotti confezionati è importante imparare a leggere le etichette per poter valutare attentamente la lista degli ingredienti, le modalità di conservazione ed il luogo di produzione.