Cosa dice il Decreto Aree Idonee
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Il Decreto Aree Idonee, che definisce le regole per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili in Italia, è stato firmato dal Ministro dell’Ambiente e per la Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Lo scorso venerdì 7 giugno 2024 il testo aveva ottenuto il via libera dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni, dopo un confronto serrato e diverse modifiche introdotte per recepire le richieste regionali, in particolare della Sardegna.
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Le prime bozze del decreto prevedevano infatti che le aree sottoposte a tutela potessero essere considerate “non idonee” all’installazione di impianti rinnovabili. Le Regioni, però, hanno ottenuto che tali aree debbano essere considerate “assolutamente non idonee”.
Inoltre, la bozza definitiva del decreto stabilisce che le Regioni possono definire una fascia di rispetto variabile intorno alle suddette aree, fino a un massimo di 7 chilometri. Tale limite sarà differenziato a seconda della tipologia di impianto e del bene da tutelare. I vincoli, però, non si applicheranno agli impianti già esistenti e ai loro rifacimenti.Oltre alle modifiche sopracitate, il documento contiene anche altre disposizioni relative a:
- Procedure per l’individuazione delle aree idonee
- Criteri per la valutazione della compatibilità ambientale degli impianti
- Modalità di partecipazione dei cittadini e degli enti locali
- Misure per la tutela del paesaggio e del territorio
- Incentivi per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili
Il burden sharing e la potenza addizionale geotermica e idroelettrica
Un punto cruciale riguarda il calcolo del raggiungimento degli obiettivi di burden sharing per le energie rinnovabili. Le nuove disposizioni introducono un metodo più efficiente che valorizza maggiormente l’apporto degli impianti offshore, tenendo conto del 100% della potenza prodotta dai nuovi impianti di questa tipologia entrati in esercizio dal 1° gennaio 2021. Nelle prime bozze, invece, si considerava solo il 40% della potenza prodotta, un criterio che avrebbe reso più difficile per le Regioni il raggiungimento degli obiettivi di produzione di energia rinnovabile fissati.
Per quanto riguarda alcune fonti di energia pulita, infine, Aree Idonee riconosce una potenza nominale addizionale agli impianti geotermoelettrici e idroelettrici. Questo significa che tali sistemi avranno una potenza maggiore rispetto a quanto previsto in precedenza, per favorirne lo sviluppo e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. I parametri per la potenza addizionale saranno definiti dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE).
Il ruolo centrale delle Regioni
Con questo decreto si stabilisce un ruolo centrale delle Regioni per quel che concerne l’individuazione delle aree idonee all’installazione degli impianti rinnovabili, che dovranno però tenere conto dei limiti introdotti dal nuovo Decreto Agricoltura e massimizzare le aree disponibili per raggiungere un obiettivo di potenza entro il 2030 in materia di produzione di energia pulita, fissato per ogni Regione.
Per raggiungere questi traguardi, si deve prediligere l’utilizzo di aree già edificate, come capannoni, parcheggi, aree a destinazione industriale, artigianale, commerciale e logistica. Saranno comunque valutate anche altre aree, come terreni agricoli non coltivati, compatibilmente con le risorse rinnovabili, le infrastrutture e la domanda di energia.
In sintesi, i governi regionali hanno ora la responsabilità di attuarlo con impegno e lungimiranza per massimizzare il potenziale delle rinnovabili e garantire un futuro energetico pulito al Paese.
Le Regioni, nell’esercizio di questa funzione, dovranno coinvolgere attivamente i Comuni, attraverso una collaborazione attiva che sarà fondamentale per individuare le aree più adatte all’installazione degli impianti, tenendo conto, non solo del succitato Decreto Agricoltura, ma anche di diversi fattori quali:
- Esigenza di massimizzare le aree disponibili
- Caratteristiche e disponibilità delle risorse rinnovabili
- Infrastrutture di rete
- Domanda elettrica
- Dislocazione della domanda
- Vincoli di rete
- Potenziale di sviluppo della rete
- Priorità alle aree già edificate e nuove opportunità
Le reazioni delle Associazioni
Sebbene il Ministro abbia comunicato con successo la firma al decreto, configurandolo come un grande passo avanti per quel che concerne il percorso di sostenibilità e di transizione energetica in Italia, le associazioni ambientaliste hanno manifestato le loro perplessità ed evidenziato le criticità collegate alle direttive contenute nel documento definitivo.In un comunicato congiunto di GreenPeace, WWF e Legambiente, infatti, si legge che il decreto Aree Idonee invece di rappresentare una leva per lo sviluppo delle rinnovabili appare più come un’ulteriore barriera alla loro diffusione sul territorio della Penisola.
L’editoriale
Nello specifico viene contestata l’assoluta libertà delle Regioni sull’individuazione delle aree disponibili in aggiunta all’assenza di principi di base omogenei che avrà come risultato solo quello di creare leggi regionali non unificate, rendendo l’iter autorizzativo ancora più complicato e contorto. Altro punto che non è piaciuto riguarda il limite delle fasce di rispetto per la tutela dei beni protetti, i succitati 7 km, che secondo le associazioni riducono ulteriormente le zone di installazione, in un Paese come il nostro caratterizzato da un patrimonio sotto tutela che non ha eguali nel mondo, avendo come conseguenza anche l’aumento dei prezzi dei terreni che invece possono essere utilizzati per gli impianti.Nelle scorse settimane le associazioni ambientaliste avevano mostrano disappunto anche per il Decreto Agricoltura, in quanto ha stabilito limiti sulla possibilità di installare impianti fotovoltaici nei terreni agricoli, una scelta che, secondo loro, porterà a un mancato raggiungimento degli obiettivi energetici del BelPaese.