Cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili
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Nell’era della crisi climatica e della necessità di ridurre le emissioni di gas serra, i governi e le istituzioni stanno sviluppando nuove proposte che siano in grado di modificare radicalmente le variabili ambientali per poter guardare al futuro con maggiore ottimismo e sicurezza.
Al riguardo, un ruolo fondamentale è ricoperto dalla collettività che con i propri comportamenti e il coinvolgimento attivo verso la rivoluzione green possono davvero fare la differenza relativamente alla salvaguardia del Pianeta e delle nuove generazioni.E in questo contesto che nel Mondo, così come in Italia, si sta rivolgendo una grandissima attenzione verso le cosiddette Comunità Energetiche Rinnovabili, un modello molto promettente per la transizione verso un sistema energetico sostenibile. Tale soluzione offre, infatti, un’opzione innovativa e decentralizzata, che coinvolge i cittadini, le imprese e le istituzioni locali nella produzione, condivisione e consumo di energia rinnovabile, anche se, almeno nel nostro Paese, risulta ancora complicata la sua definitiva espansione, malgrado i recenti propositi annunciati dal Governo.
Come funzionano le Comunità Energetiche Rinnovabili e i vantaggi
Le comunità energetiche rinnovabili, note anche con l’acronimo CER, sono reti locali di produzione, consumo e scambio di energia rinnovabile. Queste realtà sono caratterizzate dalla partecipazione sia dei residenti di zona che delle aziende e istituzioni locali nel processo energetico, consentendo loro di diventare produttori e consumatori attivi. I principi chiave delle CER includono ovviamente l’uso di fonti energetiche rinnovabili, la gestione intelligente dell’energia, la partecipazione democratica e la condivisione dei benefici.
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Tra questi ultimi, i più rilevanti riguardano certamente un alto grado di autonomia, potendo diventare autosufficienti dal punto di vista energetico, riducendo la dipendenza da fonti tradizionali di origini fossile o importate. Parallelamente, si avranno vantaggi dal punto di vista dell’ambiente e della qualità della vita, perché attraverso un reperimento di energia pulita, si attua una drastica riduzione delle emissioni di gas serra, contrastando i cambiamenti climatici e migliorando il territorio.Ovviamente non mancano benefici di natura economica, in quanto le comunità energetiche rinnovabili possono generare opportunità di lavoro locali e ridurre i costi energetici per i soggetti coinvolti, grazie alla produzione e condivisione di energia a prezzi più convenienti e sicuramente più bassi rispetto a quelli della rete nazionale.
Come si compongono le Comunità Energetiche Rinnovabili
Affinché si possa realizzare una CER è necessaria la presenza di alcuni elementi imprescindibili che sono alla base di questo modello energetico.
In primis, non si può non partire dall’installazione di impianti di generazione di energia rinnovabile su piccola scala, come pannelli solari fotovoltaici, turbine eoliche o impianti di cogenerazione, così come di tecnologie e infrastrutture all’avanguardia, definibili “intelligenti”, come contatori di ultima generazione, sistemi di gestione energetica e sistemi di accumulo dell’energia, per ottimizzare la produzione, il consumo e lo scambio di energia.
Altro fattore determinante riguarda lo scambio sul posto, con le comunità energetiche che devono essere in possesso di sistemi in grado di effettuare tale processo tra i partecipanti, consentendo la vendita e l’acquisto di energia rinnovabile all’interno della rete locale.Ultimo ma non meno importante aspetto da considerare è quello collegato alle procedure di monitoraggio e gestione, che devono essere portate avanti con strumenti innovativi e altamente performanti, così da poter misurare la produzione e il consumo di energia effettivo, realizzando una gestione efficiente del sistema energetico e avere una panoramica reale e coerente con il fabbisogno di tutti gli attori coinvolti.
Le comunità energetiche in Italia
Nonostante i tanti vantaggi sia per i singoli territori che per il sistema Paese, in Italia le Comunità Energetiche Rinnovabili stentano ancora a diffondersi in modo decisivo, soprattutto se paragoniamo la nostra situazione con quella di altri membri dell’Unione Europea e non solo.
L’editoriale
Nel Belpaese, ad oggi il numero di CER già attive è inferiore a 100, anche se le prospettive per i prossimi anni fanno trapelare un futuro molto ottimista in questo senso. Secondo le stime presenti in uno studio presentato dal Politecnico di Milano, tali comunità possono crescere fino a un numero vicino alle 20 mila unità entro il 2027, grazie anche alla possibilità di sfruttare i fondi del PNRR che vede oltre 2,2 miliardi di euro destinati alla creazione di nuove comunità o al consolidamento di quelle già esistenti. Soldi che verranno orientati ai Comuni con meno di 5000 abitanti e che serviranno per coprire il 40% dei costi per nuovi impianti o all’ammodernamento di quelli già installati.
Dal Ministero dell’Ambiente, lo scorso gennaio, è arrivata la conferma dell’impegno italiano in questo senso, con l’approvazione del documento redatto dal GSE, in cui si esplicitano le modalità e i criteri per ottenere la sovvenzione. Nel resto dell’Europa, esistono realtà che rappresentano degli esempi da seguire in questo senso, come a Feldheim, in Germania, una comunità rurale si è trasformata in una CER completamente autosufficiente, grazie all’uso di turbine eoliche e pannelli solari fotovoltaici. In Danimarca, invece, l’isola di Samsø è diventata una comunità energetica rinnovabile leader, producendo più energia da fonti rinnovabili di quanto consumi.