Dieta mediterranea e alcol, cosa dicono gli ultimi studi
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La dieta mediterranea è spesso celebrata per i suoi benefici per la salute e il suo approccio equilibrato al consumo alimentare, integrando una varietà di cibi freschi e nutrienti come frutta, verdura, pesce e olio d’oliva. Un aspetto distintivo di questa dieta è il consumo moderato di vino, una pratica radicata nella cultura mediterranea, dove il vino è visto non solo come una bevanda ma come un simbolo di convivialità e tradizione.
Negli ultimi decenni, la cultura del vino ha conosciuto una notevole espansione e sofisticazione, con l’Italia che emerge come uno dei principali produttori e promotori di vini di alta qualità. La crescente attenzione verso la qualità e la diversità dei vini italiani ha contribuito a consolidare il vino come una bevanda di eccellenza, apprezzata non solo a livello nazionale ma anche internazionale.
Nonostante le numerose celebrazioni, recenti dati scientifici hanno messo in discussione i benefici associati anche al consumo moderato di alcol, sollevando preoccupazioni riguardo ai potenziali rischi. Studi che hanno sottolineato come i presunti benefici del consumo di alcol, tra cui la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, potrebbero essere meno pronunciati di quanto si pensasse.
Il consumo di alcol nella dieta mediterranea
Quando parliamo di dieta mediterranea e alcol, il pensiero non può che andare alle vaste colline toscane o piemontesi ricoperte di vigne e generatrici di prodotti di eccellenza. L’alcol che fa da padrone in tale regime alimentari è essenzialmente il vino, in particolare quello rosso. È credenza comune che bere un bicchiere di vino a pasto non sia un peccato mortale e che, anzi, possa anche far bene al nostro corpo. Nello specifico, nelle linee guida della dieta mediterranea tradizionale, è concesso un moderato consumo di alcol che non superi un bicchiere di vino al giorno per le donne e due bicchieri al giorno per gli uomini.
Tra le credenze più accreditate e sostenute da alcuni studi, vi è la convinzione che il consumo moderato di vino rosso possa avere effetti positivi sulla salute cardiovascolare, grazie ai polifenoli presenti in esso. Soprattutto il resveratrolo, presente nella buccia dell’uva e nel vino, è correlato ad una riduzione del rischio di malattie cardiache per le sue proprietà antiossidanti e anti-infiammatorie.
Di recente, altri studi sfatano totalmente tali miti. Ad esempio, nelle “Linee guida per una sana alimentazione” del Crea, il binomio vino e salute viene scardinato del tutto. Nel documento viene evidenziato come un consumo eccessivo di alcol, anche di poco superiore a quanto raccomandato dalle linee guida, aumenta significativamente il rischio di malattie cardiovascolari, infarto e ictus, e sia associato a un incremento del 50% del rischio di sviluppare il cancro al seno.
Smentite anche affermazioni sui benefici dei polifenoli, descritti generalmente come “potenti antiossidanti presenti nel vino”. Sebbene sia vero che i polifenoli abbiano proprietà antiossidanti, la quantità presente nel vino è talmente bassa da non avere un impatto significativo sulla salute. Anzi, durante la pandemia, molteplici studi hanno messo in luce come l’alcol possa indebolire il sistema immunitario, rendendo l’organismo più vulnerabile alle infezioni virali.
Il nuovo studio
A dare manforte alle teorie esposte nel paragrafo precedente, arriva uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Studies on Alcohol and Drugs dagli esperti di salute pubblica e statistica del Canadian Institute for Substance Use Research dell’Università Victoria della Columbia Britannica, secondo cui le credenze sui benefici dell’alcol non hanno fondamenti solidi. In altre parole, si tratta di convinzioni che non resistono a un’analisi approfondita e per le quali non è possibile trarre conclusioni certe al riguardo.
Analizzando un vasto database di studi longitudinali, i ricercatori hanno scoperto che le evidenze a sostegno di questa tesi potrebbero essere state sovrastimate a causa di bias metodologici, delle distorsioni, presenti in molte ricerche precedenti. In parole semplici, lo studio dell’Università Victoria studio ha evidenziato come in passato siano stati compiuti degli errori sistematici responsabili della compromissione dei risultati delle varie ricerche sul tema. In statistica, i principali bias possono derivare da una selezione non rappresentativa dei partecipanti, errori nella raccolta dei dati, pubblicazione selettiva dei risultati positivi, abbandoni differenziati tra i gruppi di studio o da variabili non controllate che influenzano i risultati.
Ritornando al nuovo studio, i ricercatori hanno passato al setaccio ben 107 studi con 724 stime di associazioni tra alcol e salute. In totale parliamo di 3,8 milioni di persone, 425.000 delle quali decedute. A fronte di questi dati, emergeva una certa longevità, circa del 14%, tra coloro che assumevano una piccola dose di alcol. Percentuale del tutto diversa quando i ricercatori dell’Università Victoria hanno eliminato il bias di selezione in merito ai partecipanti. Dunque, dividere in maniera netta nei gruppi di controllo gli astemi da tutte le altre personalità ha fatto la differenza. Rispetto alla suddivisione del campione i ricercatori hanno poi escluso tutti gli studi che non tenevano conto delle altre caratteristiche dei partecipanti, in particolar modo rispetto ai fumatori e non.
Sempre parlando dei partecipanti, anche la loro età ha falsato i risultati finali di diversi studi. Difatti, molte delle ricerche erano state condotte su persone in età avanzata, alcuni con patologie pregresse ed altri ex bevitori, seppur moderati.
Alle luci delle nuove considerazioni e analisi si è evinto che, se da un lato è vero che un consumo moderato di alcol comporta rischi minori rispetto a coloro che bevono assiduamente, dall’altro è fondamentale affermare che, ad oggi, non ci sono prove scientificamente sufficienti a sostegno dell’idea che il vino o altre bevande alcoliche possano essere considerati “salutari”. Pertanto, la promozione di uno stile di vita sano, che includa un’alimentazione equilibrata e l’astensione dall’alcol, rimane la strategia più efficace per prevenire molte malattie croniche.