Green Economy, il modello economico che genera valore
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Un nuovo modello economico con grandi responsabilità per il futuro. Una materia che è sempre più centrale nelle agende politiche e nella quotidianità di ogni cittadino. L’attenzione che oggi si sta dando al concetto di Green Economy è lampante, consapevoli che la crescita economica ha determinato la decrescita del pianeta. Il punto di inversione è stato superato ma ancora qualcosa si può fare, confidando soprattutto nelle generazioni future.
Verso la Green Economy
Se dovessimo mettere un puntino sulla linea del tempo per stabilire quando il mondo politico ha cominciato a capire seriamente che bisognava cominciare a pensare a soluzioni pratiche per contrastare l’inquinamento, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità, probabilmente sarebbe nel 1992. È il 3 giugno e a Rio de Janeiro 172 Governi e 108 capi di Stato stanno per prendere parte a quello che passò alla storia come il Summit della Terra, la prima conferenza mondiale sulla terra. Si prende atto del fatto che la crescita economica ha portato con sé una serie di conseguenze che stanno facendo sprofondare il pianeta. Vengono redatti alcuni documenti di cui i principali sono la Dichiarazione di Rio, una sorta di codice di comportamento etico ambientale in 27 punti dove vengono affermati i grandi principi in materia di ambiente e sviluppo sostenibile, la Convenzione sul clima, nella quale per la prima volta vengono presi in considerazione i problemi climatici, e la Convenzione sulla biodiversità, per la conservazione del patrimonio biogenetico del pianeta. Qualcosa si muove, non nei fatti ma almeno a parole, e nel 1997 viene pubblicato il Protocollo di Kyoto per stabilire alcuni obiettivi per la riduzione dei gas serra. Come accaduto in altre occasioni passate, anche questa volta alcuni dei paesi responsabili delle maggiori emissioni non firmeranno.
La Green Economy entra nel dibattito politico
Arriviamo al 2012. Sono passati 20 anni e di progressi, in termini di sostenibilità, non ne sono avvenuti molti. I paesi sviluppati proseguono la loro crescita economica a discapito di tutto e tutti, mentre quelli in via di sviluppo sono forzati a puntare su un’economia incentrata sull’esportazione di materie prime a basso costo. Nel silenzio più totale il mondo raggiunge il tiping point, il punto critico oltre il quale il cambiamento climatico diventa inarrestabile.
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Il 20 giugno ci si incontra nuovamente a Rio de Janeiro per Rio+20 e i nuovi obiettivi vengono racchiusi nel documento “The future we want”. L’impegno per uno sviluppo sostenibile e lo sradicamento alla povertà è rinnovato, viene fatto un richiamo al settore privato a dedicarsi a pratiche di business responsabili ma soprattutto si comincia a comprendere il potenziale della Green Economy, riconoscendola come il principio cardine per l’attuazione degli obiettivi prefissati. Il terzo capitolo del documento tratta chiaramente questo concetto, ovvero la necessità di adottare un modello di sviluppo economico che tiene conto dei benefici del processo di produzione, dell’impatto ambientale dello stesso e dei potenziali danni creati all’interno del ciclo di produzione.
I settori della Green economy
Riassumendo tutte le definizioni sulla Green Economy, è considerata un’economia che punta a far dialogare la crescita produttiva, economica e sociale con la tutela dell’ambiente e l’utilizzo delle risorse in modo efficiente dando origine ad un sistema sostenibile. Concetti come Economia Circolare e Blu Economy, anche se alcuni la intendono come un’evoluzione dell’economia verde, possono essere definiti come strumenti stessi della Green Economy. Di conseguenza gli aspetti collegati, per fare qualche esempio più concreto, sono abbattimento delle emissioni di gas sera, preferenza per le fonti rinnovabili, gestione dei rifiuti attraverso il riciclo, attenzione alle risorse idriche, mobilità sostenibile, processi produttivi che si rigenerano ed efficientamento energetico degli edifici.
Le sfere d’azione sono disparate. Ciò significa che il concetto di Green Economy e le azioni da intraprendere non dipendono da un solo ed unico soggetto. Secondo alcuni studi, le energie rinnovabili possono abbattere fino al 55% delle emissioni, poiché la restante parte deriva da produzioni di auto, cibo e vari prodotti. È quindi l’insieme composto da cittadini, imprenditori e istituzioni che può traghettare il sistema verso il cambiamento. Nel nostro piccolo possiamo farlo scegliendo di acquistare un prodotto alimentare frutto dell’agricoltura biodinamica. Alle aziende il dovere di ripensare al design dei loro prodotti così che possano durare nel tempo ed essere riciclabili. Un caso di studio è il progetto “Melovita”, con il quale vengono impiegati gli scarti del melograno, la buccia nello specifico, per trasformarla nel suo packaging in bioplastica. Compiti più complessi, come la decarbonizzazione delle centrali, rimango relegati ai doveri delle istituzioni.
I benefici della green economy
L’editoriale
Parlando di benefici, lasciamo il versante teorico per passare a quello pratico, prendendo in esame i dati della “Relazione sullo stato della green economy” realizzata da EY e Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Secondo la testimonianza diretta di chi ha toccato con mano iniziative di transizione ecologica, si sono riscontrati una riduzione dei costi operativi, un miglioramento della reputazione da parte dell’opinione pubblica e un maggiore consolidamento delle partnership. Tra le raccomandazioni, affinché sempre più imprese possano scegliere la strada verde, il bisogno di un abbassamento delle barriere burocratiche e una facilitazione nell’accedere a finanziamenti o alle risorse necessarie.
Un altro effetto benefico della Green Economy è rappresentato da maggiori livelli occupazionali, rappresentati soprattutto dai cosiddetti green jobs, ossia tutte quelle nuove professioni legate alla sostenibilità ambientali. Secondo i calcoli dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) il comparto potrebbe garantire 35 milioni di nuovi posti di lavoro al 2030. Infine, considerando lo schizzo dei costi dei combustibili fossili post pandemia e guerra, vi è un netto risparmio nell’utilizzo delle energie rinnovabili. Basti pensare che nell’anno passato sono stati lesinati 521 miliardi di dollari. Non solo una questione economica ma soprattutto di salvaguardia dell’ecosistema. La scelta delle rinnovabili influisce infatti su una riduzione delle emissioni di CO2 e gas serra, il che significa meno inquinamento e prevenzione della biodiversità.
È bene chiarire che i percorsi di Green Economy prevedono tempi di ritorno sugli investimenti, materiali e immateriali, medio-lunghi. La strada da percorrere è ancora lunga e l’impegno dovrà essere massimo, così come l’attenzione di tutti. Gli obiettivi fissati necessiteranno di grandi investimenti e di un impiego maggiore di risorse su innovazione e tecnologia. Ora serve solo trasformare la crisi più grandi di tutti i tempi, in un’opportunità di sviluppo secondo un nuovo modello economico.