I piatti di pesce più famosi della Campania
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La Campania, terra di sole, mare e tradizioni millenarie, è una regione che offre un patrimonio culinario ineguagliabile, dove il pesce fresco è protagonista indiscusso. Grazie alla sua posizione strategica, bagnata dalle acque cristalline del Mar Tirreno, la cucina campana vanta una straordinaria varietà di piatti di pesce che raccontano la storia, la cultura e l’anima di questa terra. Dalle coste frastagliate della Costiera Amalfitana alle vivaci strade di Napoli, ogni angolo della regione offre specialità che esaltano i sapori del mare, combinando ingredienti semplici e genuini con un tocco di creatività.
Dunque, se si fa tappa nella regione Campania, oltre ad ammirare le bellezze naturali ed architettoniche che nei secoli hanno delineato il profilo di uno dei luoghi più amati nel mondo, non ci si può esimere dall’assaggiare i piatti che hanno contribuito ad alimentarne la fama.
Calamarata
La calamarata è un piatto tradizionale della cucina napoletana che prende il nome dalla forma particolare della pasta utilizzata, ossia corta e cilindrica, che ricorda gli anelli di calamaro. Ovviamente all’interno del piatto troviamo anche i calamari freschi, anch’essi tagliati ad anelli simili a quelli della pasta, creando un effetto visivo che rende questo piatto particolarmente attraente.
Parlando della preparazione, il soffritto di aglio e olio extravergine di oliva è la base per il sugo, a cui vengono aggiunti i calamari e, spesso, pomodorini freschi o passata di pomodoro. Il tutto viene sfumato con vino bianco, che aiuta a esaltare il sapore del pesce e a creare un sugo leggero ma saporito. Alcune versioni della calamarata possono includere anche peperoncino, prezzemolo fresco e a volte frutti di mare come cozze e vongole, per arricchire ulteriormente il piatto.
Una volta che il sugo è pronto, la pasta viene cotta al dente e poi mescolata con il condimento, lasciando che gli anelli di pasta e calamaro si fondano insieme in un mix armonioso di sapori e consistenze.
Polpo alla luciana
Altro piatto amatissimo della cucina regionale è il polpo alla luciana, particolarmente legato al borgo marinaro di Santa Lucia a Napoli, da cui prende il nome. Il piatto nasce come una ricetta povera, utilizzando ingredienti semplici e di facile reperibilità sia di terra che di mare, come il polpo appena pescato, i pomodori, le olive e capperi.Per preparare il polpo alla luciana si parte dal tipico soffritto di aglio e peperoncino in olio d’oliva, al quale si aggiunge poi il polpo intero. Dopo una breve rosolatura, si uniscono i pomodori, le olive, i capperi e si lascia cuocere il tutto a fuoco lento, coprendo la pentola. Il metodo di cottura originario prevedeva l’uso di una pentola di terracotta, detta “tiella”, che permetteva di mantenere i sapori intensi e di far sì che il polpo restasse tenero. Qualsiasi sia il contenitore utilizzato, il segreto sta nella cottura che deve avvenire lentamente affinché il polpo diventi morbido e si insaporisca bene con il sugo. Il piatto viene spesso servito e guarnito con fette di pane tostato, perfette per raccogliere il delizioso sugo di cottura e concludere il pasto con un’immancabile “scarpetta”.
Alici in tortiera
Le alici sono il tipico prodotto che divide a metà il giudizio popolare: chi le ama e chi le odia. Ma questa versione partenopea potrebbe far cambiare idea anche ai più restii. Le alici in tortiera nascono come piatto dei pescatori e delle famiglie più umili, che sfruttavano il pesce azzurro, come le alici, abbondante e poco costoso, per creare un pasto nutriente. In passato, queste preparazioni venivano spesso cotte nel forno a legna o sul fornello, utilizzando pochi ingredienti disponibili in casa, come l’olio d’oliva, aglio, prezzemolo e pangrattato.
La preparazione delle alici in tortiera è semplice e veloce. Dopo aver pulito e diliscato le alici, queste vengono disposte in una pirofila oliata, sovrapponendole leggermente. A questo punto si condiscono con aglio tritato, prezzemolo, sale, pepe e si cospargono con pangrattato. Alcune versioni prevedono anche l’aggiunta di fette di pomodoro tra gli strati o sopra le alici, e di succo di limone prima della cottura.Il tutto viene poi irrorato con olio d’oliva e cotto in forno a temperatura moderata, fino a quando le alici risultano cotte e il pangrattato ben dorato. Il piatto può essere servito sia caldo che a temperatura ambiente, ed è perfetto come antipasto o secondo piatto.
Zuppa di cozze
La zuppa di cozze napoletana è un piatto tradizionale della cucina partenopea, particolarmente legato alla celebrazione del Giovedì Santo durante la Settimana Santa, periodo durante il quale è usanza consumare pasti leggeri prima della dell’arrivo della Pasqua.
Secondo la leggenda, il piatto fu reso popolare da Ferdinando I di Borbone, re delle Due Sicilie, il quale, nonostante le restrizioni alimentari della Quaresima, non volle rinunciare al piacere di un pasto saporito. Su consiglio di un frate, il re fece preparare una zuppa a base di cozze, un alimento considerato “povero” e quindi adatto al periodo di penitenza. Oggi come allora, la zuppa di cozza rappresenta una ricetta che esprime perfettamente la ricchezza del mare di Napoli e la capacità della cucina napoletana di creare piatti saporiti con ingredienti semplici.
La preparazione della zuppa di cozze è relativamente semplice, ma richiede attenzione per ottenere il massimo sapore. Prima di tutto, le cozze devono essere ben pulite, eliminando le incrostazioni e il bisso (il filamento che fuoriesce dalle valve). Si procede poi con la preparazione del classico soffritto con olio d’oliva, aglio tritato e peperoncino e, quando l’aglio diventa dorato, si aggiungono le cozze al soffritto e si sfumano con vino bianco. Quando le cozze iniziano ad aprirsi, si uniscono i pomodori, schiacciandoli leggermente per creare un sugo. La zuppa viene lasciata cuocere a fuoco lento per amalgamare i sapori, finché le cozze non sono completamente aperte e il sugo ben legato. La zuppa viene servita calda, spesso in un piatto fondo o una ciotola, accompagnata da fette di pane tostato o freselle, ideali per essere intinte nel gustoso brodo.
Scialatielli
Gli scialatielli sono una creazione relativamente recente rispetto ad altre paste tradizionali italiane. Sono stati inventati negli anni ’70 dallo chef Enrico Cosentino, originario di Amalfi, desideroso di creare un formato di pasta in grado di trattenere meglio i sughi, valorizzando i sapori tipici della cucina campana. Si presentano come strisce di pasta fresca, più corte e più larghe degli spaghetti, e più spesse rispetto alle linguine. La loro superficie è leggermente ruvida, il che permette di trattenere bene ogni tipo di condimento.
Il nome “scialatielli” sembra derivare da una combinazione delle parole napoletane “scialare“, che significa godere, e “tiella“, che può riferirsi a una padella o teglia, suggerendo l’idea di un piatto che offre grande piacere a chi lo consuma.Gli scialatielli sono particolarmente apprezzati con sughi a base di pesce, come frutti di mare, vongole o cozze. Tuttavia, possono essere abbinati anche a sughi di pomodoro fresco, basilico e ricotta, oppure con funghi porcini e altri ingredienti tipici della cucina mediterranea.