
La ceramica di Faenza

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Situata nel cuore dell’Emilia-Romagna, lungo la storica Via Emilia, Faenza è una città d’arte dal ricco patrimonio culturale. Nota in tutto il mondo per la produzione di ceramiche artistiche di altissimo livello, la sua tradizione manifatturiera ha radici molto lontane che risalgono all’epoca romana. Una tradizione così importante in tale settore, che addirittura il nome della città è divenuto il termine per identificare la ceramica in altre lingue del mondi, come il francese “faïence” e l’inglese “faience“.
La qualità eccelsa delle ceramiche di Faenza e la maestria degli artigiani che nel tempo hanno dato forma a tali oggetti hanno portato il nome della città emiliana fuori dai confini nazionali, facendo si che i prodotti manifatturieri di Faenza venissero apprezzati e acquistati anche da paesi lontani.
La storia della ceramica di Faenza
La morfologia del territorio è stata determinante per il filone artigianale che fin dall’antichità ha caratterizzato la città di Faenza. A giocare un ruolo cruciale, oltre la posizione strategica della città, è stata l’abbondanza di argilla presente nelle vicinanze del fiume Lamone. Ripercorrendone la storia, le prime botteghe, deputate alla produzione di manufatti domestici, aprirono nell’arco del X secolo.
Inevitabile come il passare del tempo, la ceramica faentina si evolse cambiamo stili ed utilizzi. Nel tardo Rinascimento i manufatti divennero sinonimo di raffinatezza artistica, abbandonando via via i temi orientali e gotici che avevano fatto da padroni soprattutto nel medioevo. Tra questi si annoverano i pavoni con il tipico occhio di penna o scene mitologiche e religiose.
Il Cinquecento vede l’affermazione dei così detti “Bianchi di Faenza”, facendo raggiungere alla città il massimo splendore nel settore ceramico. Caratterizzata da smalti candidi e decorazioni essenziali, la produzione si diversificò in tre principali tipologie, vale a dire la maiolica smaltata, la ceramica ingobbiata e la ceramica invetriata.
La maiolica smaltata è contraddistinta da una superficie vetrosa bianca con decorazioni policrome. I manufatti regalano un aspetto luminoso, raffinato, con una superficie perfettamente liscia adatta alla decorazione pittorica.
La ceramica ingobbiata, più economica, presenta un sottile strato terroso biancastro o giallognolo applicato sulla superficie prima della cottura. A differenza della maiolica, la ceramica ingobbiata non prevede l’uso dello smalto vetroso opaco, risultando quindi meno lucida.
Infine, la ceramica invetriata viene realizzata con argilla rossa e rivestita da una patina di vetro trasparente per renderla impermeabile. Questo tipo di finitura si ottiene applicando un rivestimento di silice e piombo che fonde in cottura creando un effetto brillante.
Dalla fine del Seicento, la Fabbrica dei conti Ferniani divenne il centro di innovazione della ceramica faentina, introducendo nuove tecniche e innovazioni come il “piccolo fuoco” e adottando la terraglia, un materiale di origine inglese utilizzato per la creazione di sculture mitologiche. Nel tardo Settecento l’artigianato si concentrò sui servizi da tavola dove comparvero decorazioni raffinate come la foglia di vite, il festone e la ghianda, segnando il passaggio al gusto neoclassico. Nell’Ottocento, invece, si assistette ad una riscoperta delle tecniche rinascimentali e delle decorazioni raffaelleschi, riportando in auge lo stile delle maioliche cinquecentesche.
I luoghi della ceramica a Faenza
Oggi Faenza è ancora un centro di riferimento mondiale per la ceramica, con botteghe artigiane che tramandano antichi saperi e un vivace panorama culturale.
Il Museo Internazionale delle Ceramiche ospita una delle più grandi collezioni al mondo dedicate a quest’arte, con opere di epoche diverse e contributi di artisti celebri. Fondato nel 1908 dallo storico d’arte Gaetano Ballardini, il museo nasce con l’obiettivo di valorizzare la tradizione ceramica faentina e internazionale. Ad oggi racchiude circa 60 mila opere, con le prime di queste risalenti al 4000 a.C. per arrivare fino a tempi più moderni. Nello specifico, la collezione ospita migliaia di opere che spaziano dall’antichità fino all’arte contemporanea, includendo ceramiche etrusche, romane, medievali, rinascimentali e creazioni moderne di artisti noti come Pablo Picasso e Henri Matisse. Oltre alla funzione espositiva, il è anche un centro di ricerca e formazione, collaboratori e attività didattiche che mantengono viva la tradizione ceramica. Riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Testimone di una Cultura di Pace, il museo è punto di riferimento internazionale per studiosi, artisti e appassionati della ceramica.
Il Museo Carlo Zauli, invece, è un omaggio all’omonimo scultore e ceramista contemporaneo, con spazi dedicati alla sperimentazione artistica.
Eventi di rilievo come Argillà Italia e il Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea richiamano artisti e collezionisti di artigianato da tutto il mondo, consolidando il legame tra Faenza e la sua secolare tradizione ceramica. Chi visita la città può dunque anche vivere un’esperienza unica partecipando ai laboratori di ceramica, creando il proprio manufatto sotto la guida di esperti artigiani.
La storia delle ceramiche di Faenza è lunga e affascinante, intrecciandosi con la tradizione artigianale italiana e con l’influenza di molte culture. Da città produttrice di ceramiche medievali a centro d’innovazione artistica contemporanea, Faenza continua a essere un punto di riferimento per il mondo della ceramica confermandosi un’eccellenza del Made in Italy.