La cucina del futuro: come cambierà il nostro modo di mangiare
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Lo stile alimentare è soggetto a continue e costanti trasformazioni legate all’evoluzione dell’uomo, al contesto culturale e al cambiamento del pianeta. Dunque, è dall’anno 0 che l’essere umano si è trovato a dover fare i conti con le fonti di approvvigionamento a disposizione per sopravvivere, e dalla preistoria ad oggi poco è cambiato. Il futuro, in questo senso, ci riserva sfide importanti soprattutto nel campo delle abitudini alimentari.
Sarà necessario studiare nuovi contesti per riuscire a produrre un fabbisogno maggiore in vista di una portentosa crescita demografica, cercando di sfruttare molto meno la terra e fronteggiando i cambiamenti climatici. In sintesi, dovendo rivedere inevitabilmente i nostri modi di produrre per poter sopravvivere, cambierà anche il nostro modo di mangiare.
La tecnologia e ha un ruolo chiave in questo processo che, come vedremo, porterà ad un cambio di paradigma soprattutto per noi occidentali, arrivando ad autorizzare le nuove frontiere dell’alimentazione: novel food e cellular food.
Cibi animali fatti in laboratorio
Partiamo da uno degli argomenti più scottanti e divisori dell’ultimo periodo: la carne sintetica. In Italia il contraddittorio sul tema da parte dei vari schieramenti politici e dell’opinione pubblica è stato piuttosto acceso. La carne sintetica non è altro che carne coltivata in laboratorio. Ma come si ottiene? Si parta dalla biopsia del muscolo dell’animale (una mucca, una pecora, un pollo, un maiale o anche un pesce). Prelevate le cellule dal muscolo del campione animale, si andranno a selezionare solamente le cellule staminali. Successivamente queste cellule vengono inserite in bioreattori, degli specifici contenitori asettici dove temperatura, ossigenazione e umidità vengono controllate costantemente. Le cellule selezionate contestualmente vengono nutrite con aminoacidi, proteine, zuccheri, grassi, vitamine, sali minerali e ossigeno, e supportate da materiali biocompatibili per formare le fibre muscolari. Questo processo è definito differenziazione cellulare, ossia la trasformazione da cellule staminali a cellule muscolari per arrivare alla creazione del pezzo di carne. Una situazione simile riuscita a ricreare anche del vero e proprio latte, formaggi e molluschi.
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Nonostante gli scetticismi da parte di alcuni, la carne sintetica è ancora in via di sviluppo e oggetto di numerosi studi. Certo è che l’apertura alla carne coltivata in laboratorio produrrebbe una serie di conseguenze positive. La prima è una forte riduzione di emissioni di gas serra, essendo il settore dell’allevamento e della produzione di carne uno dei più inquinanti. Conseguenzialmente il riscontro si ripercuoterebbe su un maggior benessere per gli animali, non dovendo essere più uccisi per sfamare le popolazioni. Sempre in ottica futuristica, ragionando sull’aumento della popolazione e la necessità di produrre più cibo, con la carne sintetica potrebbe essere più facile sfamare molte più persone, considerando che da una sola cellula si possono produrre migliaia di chili di carne, oltre il fatto che le cellule stesse possono essere conservate per molti anni.
Consumo di insetti
Voi lo mangereste mai un insetto? Nel mondo sono già 2 miliardi e mezzo le persone che ne consumano abitualmente più di 1400 specie. In Africa le locuste vanno per la maggiore, in Cina, Giappone e India le cimici d’acqua giganti sono le più apprezzate, in Thailandia sono amanti di scorpioni arrostiti e ragni fritti. In generale, invece, i coleotteri sono gli insetti più mangiati al mondo.
Più che una novità nel panorama alimentare, rappresenterebbe solamente un cambiamento culturale l’introduzione degli insetti in alcune diete, specialmente in quella mediterranea. Indubbiamente i più sensibili all’argomento sono gli occidentali, anche se in alcuni paesi europei è già possibile acquistare nei normali supermercati prodotti con insetti. Presto il consumo di larve e cavallette potrebbe diventare un elemento importante per il futuro, considerando le ottime qualità nutritive degli insetti e la possibilità di coltivarli in modo sostenibile riducendo l’impatto ambientale.
Pensiamo ai grilli, protagonisti quest’anno del via libera da parte dell’Unione Europea in merito alla commercializzazione di alcuni prodotti a base degli insetti. Un primo fattore da tenere in considerazione è l’apporto proteico nettamente maggiore rispetto alla carne. Basti pensare che su 100 grammi di polvere di grillo, circa il 60% sono proteine. Inoltre, la percentuale di grassi è bassissima mentre è ricca quella di fibre, ferro, calcio e vitamine del gruppo B. Parlando dei metodi di produzione, gli allevamenti di grilli sono a bassissimo impatto ambientale, consumando pochissima acqua, e necessitano 10 volte meno dello spazio utilizzato per i classici allevamenti animali. Infine, i tassi di riproduzione e sopravvivenza sono notevoli, così da poter produrre enormi quantità di alimenti, e il loro nutrimento deriva da rifiuti organici. Tutto perfetto ed in linea con il concetto di circolarità.
Alghicoltura in fondo al mar
L’editoriale
Come fronteggiare i problemi inerenti alle deforestazioni in atto far spazio a ettari di campi, utilizzati per coltivare ortaggi, dove vengono impiegate sostanze chimiche nocive e consumati litri di acqua come se non ci fosse un domani? Coltivando alghe marine. Si pensa che il primo uso delle alghe sia proprio quello del cibo e non è difficile crederlo. Crescono 10 volte più velocemente di alcune colture tradizionali, a livello nutritivo sono ottime al punto che potrebbero soppiantare il consumo di proteine e oli vegetali e la loro produzione è totalmente pulita.
La più coltivata e conosciuta è la spirulina, il cui nome scientifico è Arthrospira platensis, contenente un altro valore proteico e nutrizionale tanto che il suo uso è impiegato anche in casi di denutrizione. L’energia scaturita dal consumo dell’alga è subito disponibile, rendendo perfetto il suo uso durante i cambi di stagione o per attività sportive intense. La ficocianina al suo interno rappresenta invece un potere antiossidante. In generale, l’uso dell’alga commercializzata in varie maniere, migliora notevolmente anche il sistema immunitario.
Tornando all’alghicoltura, uno studio della Cornell University ha dimostrato che la coltivazione di microalghe in sistemi di acquacoltura a terra, alimentati con acqua di mare, potrebbe essere in grado di soddisfare la domanda alimentare di 10 miliardi di persone entro il 2050. Pertanto, con una piccola superficie di terra si potrebbe facilmente accontentare il fabbisogno proteico di milioni di persone. Una nuova soluzione promettente per nutrire il mondo in modo sostenibile.