La legge del sistema vitivinicolo
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L’Italia è uno dei paesi con la più ricca tradizione vitivinicola al mondo. Il suo patrimonio è vastissimo e diversificato, con oltre 300 vitigni autoctoni e un’importante produzione. Nelle ultime stime della Coldiretti, è stato evidenziato come nel 2023 vi sia stato un calo della produzione di circa il 14%, fermando il raccolto a 43 milioni di ettolitri. Nonostante ciò, la qualità dei prodotti italiani rimane pur sempre altissima, se confrontata con gli altri paesi con 653 varietà iscritte al registro viti.
Per tutelare e valorizzare questo patrimonio, il governo italiano ha emanato la legge 238 del 12 dicembre 2016, composta da 90 articoli suddivisi in 8 titoli, che disciplina organicamente la coltivazione della vite e la produzione e commercio del vino in Italia. ad oggi la legge è considerata un importante strumento per tutelare il settore vitivinicolo italiano e migliorarne la qualità.
Cosa dice la legge
La legge sopracitata è ricca in termini di disposizioni e sugli argomenti trattati, ma è bene specificare che oltre al Testo Unico Vino, sono da tenere in considerazione le norme contenute nella “Organizzazione Comune del Mercato” unica ed i vari regolamenti emanati dalla Commissione Europea in materia.
Tornando alle 238/2016, la legge parte da una serie di disposizioni generali in merito alla salvaguardia del vino e dei territori vitivinicoli. Il Titolo II tratta le norme di produzione e commercializzazione del vino. Nei primi capi si entra nello specifico sulle varietà utilizzabili per la produzione dei prodotti vitivinicoli, per poi passare a delineare i territori denominati “vigneti eroici e storici” ossia che necessitano di interventi, manutenzione e salvaguardia trovandosi in aree a rischio dissesto o avendo pregio paesaggistico, storico o ambientale. Nello stesso titolo vengono trattate le produzioni, commercializzazioni e pratiche enologiche, specificando le definizioni e caratteristiche di determinati prodotti e tutte le sostanze vietate e ammesse per la loro produzione.
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Il Titolo III è dedicato alla tutela delle denominazioni di origine, delle indicazioni geografiche e delle menzioni tradizionali. È il tema riguardante le DOCG, DOP e IGP, nonché di specificazioni e menzioni come “classico”, “storico”, “novello”, “riserva”, “superiore” e “passito”. In merito alle DOP e alle IGP nei capi successivi vengono trattati gli argomenti in merito alla loro protezione nell’unione europea, alle procedure per i riconoscimenti ed i requisiti fondamentali.Il Titolo IV è incentrato sull’etichettatura del vino, la presentazione e la pubblicità dei prodotti vitivinicoli. Il Titolo VI sottolinea gli adempimenti amministrativi ed i controlli, per i quali il Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare è l’autorità preposta così come enunciato dall’art. 146 del regolamento (UE) n. 1308/2013. Infine. L’ultima parte rilevane è il Titolo VII dove sono disposte tutte le sanzioni nel caso di inadempimento della legge.
L’importanza per i marchi DOP e IGP
La legge ha lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio vitivinicolo italiano, promuovendo la qualità dei prodotti e la competitività del settore. Come abbiamo potuto osservare, tra le principali disposizioni vi sono la definizione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche protette (DOP e IGP), che sono i marchi di qualità che garantiscono l’origine e le caratteristiche dei vini. Sinteticamente, le DOP sono riservate ai vini che provengono da una determinata zona geografica e che sono prodotti con uve coltivate e vinificate nella stessa zona.
Le IGP, invece, sono riservate ai vini che provengono da una determinata zona geografica, ma che possono essere prodotti con uve coltivate e vinificate anche in altre zone. Sia DOP che IGP devono rispettare un disciplinare di produzione che ne definisce le caratteristiche organolettiche, le tecniche di coltivazione e di vinificazione. Per ottenere il marchio è poi necessaria un’analisi chimico-fisica e organolettica.
In particolar modo, viene dato un certo rilievo alla necessità di un sistema di controlli e di vigilanza sui tali vini al fine di garantire il rispetto delle norme di produzione, oltreché, attraverso le corrette etichettature, promuovere la formazione e l’informazione e la conoscenza del settore vitivinicolo. Un modo anche per una comunicazione trasparente con il consumatore ma soprattutto per ridurre i rischi di frodi e contraffazioni.
Il sistema dei controlli e della vigilanza
L’editoriale
Tutti i controlli elencati nel pacchetto normativo sono effettuati in maniera periodica, soprattutto per quanto riguarda il conferimento e mantenimento dei marchi, valutando anche la frequenza su ipotetici rischi. Tali controlli ufficiali sono ovviamente a “sorpresa” e non programmati, salvo specifiche disposizioni, e possono essere effettuati a scopo preventivo, durante le produzioni o su alcuni prodotti finiti.