La storia del vegetarianismo e del veganismo
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Il vegetarianismo e il veganismo rappresentano ormai temi centrali nel settore alimentare e coinvolgono un target di popolazione globale sempre più ampio e variegato, interessato maggiormente ad argomenti quali il rispetto della vita animale e la salvaguardia dell’ambiente, con una sensibilità crescente verso la sostenibilità in tutti gli ambiti. In particolare, questi fenomeni sembrano appassionare le nuove generazioni che, a fronte di una paura per il proprio futuro e per il destino del nostro Pianeta, vedono in questi movimenti una delle soluzioni migliori da adottare per ridurre l’impatto singolo e collettivo per poter guardare al domani con maggiore speranza e fiducia.Come detto, pur avendo trovato la massima diffusione nei giorni d’oggi, sia il vegetarianismo che il veganismo hanno origini lontane e per rintracciare le prime testimonianze di queste abitudini alimentari dobbiamo tornare indietro di secoli, approfondendo le culture e le civiltà del passato che, per motivi disparati, hanno iniziato queste pratiche.
Le origini del vegetarianismo: dall’antica India ai giorni nostri
Le prime testimonianze di una dieta vegetariana risalgono all’antica India, dove il vegetarianismo è stato praticato per migliaia di anni. In particolare, la religione induista è spesso associata a questa pratica, e alcuni testi sacri induisti, come i Veda, raccomandano una dieta a base vegetale.
Un esempio lampante di quanto appena scritto è rappresentato da questo stralcio: “Se una persona mangia carne umana, di cavallo o di altri animali, o priva gli altri del latte uccidendo le mucche, o re, se tale essere malvagio non desiste con altri mezzi, allora non devi esitare a tagliargli la testa” (R. Veda 10.87.16)
Secondo la tradizione induista, infatti, il vegetarianismo è basato sul principio del rispetto per tutte le forme di vita. Coloro che hanno abbracciato questa religione credono che tutti gli esseri viventi siano uguali e che non sia giusto uccidere animali per nutrirsi. Lo stesso discorso vale per le altre religioni che hanno prosperato nel subcontinente indiano, come il come il buddismo e il giainismo. Nel primo caso, però, esistono tesi contrastanti secondo le quali alcune correnti permetterebbero il consumo di carne, mentre per i seguaci di Jina sono addirittura vietati alcuni vegetali in quanto il loro consumo comporterebbe l’uccisione della pianta stessa, come nel caso delle cipolle o delle patate.
Facendo un grande balzo in avanti, altre testimonianze storiche che riguardano il vegetarianismo vengono rintracciate nel Medioevo, quando questa dieta veniva praticata da alcuni gruppi religiosi, come i monaci e le suore cattoliche che seguivano una alimentazione a base vegetale per motivi spirituali e religiosi, credendo che il consumo di carne potesse portare a tentazioni di tipo sessuale e alla perdita del controllo dello spirito. A queste credenze, si aggiunse inoltre la questione riguardante la salute e il benessere dell’organismo, richiamando quei concetti attuali che vedono in una alimentazione prima di proteine animali un modo per preservare il corpo.
Se nell’epoca medievale il vegetarianismo era un concetto limitato a gruppi religiosi, è nel Rinascimento che il fenomeno comincia a diffondersi anche tra le persone “comuni”, rifacendosi alle indicazioni da parte dei medici dell’epoca sulla possibilità di condurre una vita migliore a livello di salute, eliminando o riducendo drasticamente il consumo di carne. Tra i maggiori esponenti di questo movimento troviamo illustri filosofi e scienziati, come Leonardo da Vinci e Michel de Montaigne. Per quanto riguarda il genio italiano, però, esistono tesi contrastanti, e non è del tutto chiarito se la sua dieta fosse davvero priva di carne. Quello che è certo è il suo amore per gli animali, come sottolineato da molte dichiarazioni degli storici e dei conoscenti dell’epoca.Continuando a percorrere la storia, e arrivando pian piano ai giorni nostri, il vegetarianismo si è sempre più diffuso anche in Europa e Stati Uniti, prima nel XIX secolo, associandolo il larga parte a una maggiore sensibilità sulla protezione e il rispetto degli animali, poi, nel secolo XX, per motivazioni legate alle tematiche ambientali, con gli allevamenti che vengono visti come una delle maggiori cause di sfruttamento e deterioramento degli ecosistemi e della biodiversità.
Oggi, il vegetarianismo è una pratica ampiamente attuata in tutto il globo e, secondo le stime più recenti, ci sono circa 800 milioni di vegetariani nel mondo.
Le origini del veganismo: la storia del pioniere Donald Watson
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Dopo aver approfondito le origini e la storia del vegetarianismo passiamo a quella che può essere considerata una sotto corrente ancor più radicale di questo movimento, che oltre a eliminare del tutto il consumo di carne ha estromesso nella propria dieta anche i prodotti di derivazione animale. Stiamo ovviamente parlando del veganismo, ovvero quella scelta di vita che esclude dalla propria alimentazione quotidiana, come detto, il consumo di tutti i prodotti animali, compresi chiaramente carne e pesce, ma anche uova, latticini, miele e gelatina. Come il vegetarianismo, anche questa pratica ha origini antichissime che di fatto corrono parallele e intrecciate con quelle dei vegetariani.Per trovare il termine “veganismo” in pianta stabile nel dibattito alimentare, però, dobbiamo tornare indietro alla prima metà del 900, e approfondire la figura di colui che può essere definito il pioniere di questo fenomeno, ovvero Donald Watson.
Donald Watson, un attivista per i diritti degli animali inglese nato nel 1910 e morto nel 2005, fondò il veganismo nel 1944. Inizialmente membro della Vegetarian Society, si sentiva infatti insoddisfatto sulle abitudini alimentari poste in essere dall’organizzazione che non si opponeva al consumo di uova e latticini. Watson credeva infatti che l’uso di questi prodotti rappresentasse un’altra forma di sfruttamento degli animali, alla luce delle condizioni spesso crudeli nelle quali venivano allevati e sfruttati, coniando per l’appunto il termine “veganismo” per descrivere la dieta che tutti conosciamo e fondando anche la Vegan Society, la prima organizzazione vegana del mondo.
L’editoriale
I principi alla base di questa organizzazione erano riconducibili all’amore per gli animali di Watson e l’importanza del rispetto per tutte le forme di vita, alla sua convinzione che l’allevamento fosse una pratica crudele e inumana e alle variabili riconducibili allo stile di vita e al benessere dell’organismo, ritenendo che il veganismo fosse associato a una dieta sana e a una maggiore prevenzione di malattie. Questo ultimo assunto è ancora oggi molto dibattuto, con i nutrizionisti che ritengono che il veganismo, alla stregua della dieta vegetariana, comporterebbe un ridotto apporto di alcuni nutrienti essenziali come lo zinco, il ferro e la vitamina B12, che devono necessariamente essere conferiti attraverso la somministrazione di integratori alimentari.
Ad ogni modo l’impegno di Donald Watson ha ispirato milioni di persone e ha contribuito in maniera determinante alla diffusione del fenomeno a livello globale, con la Vegan Society che costantemente pubblica libri, riviste e altri materiali informativi sul movimento, organizzando eventi e conferenze.Ad oggi, i vegani nel mondo sono circa 100 milioni, con il numero in costante crescita anche alla luce delle implicazioni ambientali e della centralità delle tematiche di sostenibilità che fanno ormai parte del dibattito globale e che rappresentano capisaldi delle agende politiche dei governi internazionali.