Lo studio sulla dieta vegana e l’invecchiamento
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La dieta vegana, ovvero quello stile alimentare in cui le proteine animali sono totalmente assenti, sta prendendo sempre più piede, non solo per le implicazioni etiche nei confronti degli animali e dell’impatto ambientale, ma anche per motivi legati alla salute e al benessere, attirando un pubblico sempre più vasto.
Di recente, è stato pubblicato uno studio che ha aperto il campo ad alcune considerazioni riguardanti l’invecchiamento, direttamente collegato a questo tipo di alimentazione.
Vediamo di cosa si tratta.
Cosa dice lo studio
Seguire una dieta vegana per otto settimane potrebbe rallentare il nostro orologio biologico. Questo è quanto emerge da una ricerca pubblicata su BMC Medicine, condotta dall’Università di Stanford e da TruDiagnostic Inc. Gli scienziati hanno scoperto che questo tipo di alimentazione è in grado di ridurre le modifiche chimiche del DNA legate all’invecchiamento, un processo noto come metilazione del DNA.
I partecipanti allo studio, gemelli identici di circa 40 anni con un peso corporeo medio, sono stati divisi in due gruppi. Per metà dello studio, i ricercatori hanno fornito pasti vegani a un gruppo e pasti onnivori all’altro. Nell’altra metà, le restanti quattro settimane, i partecipanti hanno preparato i pasti da soli, dopo aver ricevuto istruzioni su come seguire le rispettive diete. Analizzando i campioni di sangue prelevati all’inizio, a metà e alla fine dello studio, i ricercatori hanno scoperto che la dieta vegana era associata a una riduzione dei marcatori epigenetici legati all’età, suggerendo un effetto anti-invecchiamento.
In coloro che hanno seguito la dieta vegana sono emersi effetti sorprendenti sul ringiovanimento di diversi sistemi organici, come il cuore, il fegato e il metabolismo. Oltre a una perdita di peso maggiore, i gemelli che hanno seguito una alimentazione a base vegetale hanno evidenziato un rallentamento dell’invecchiamento a livello cellulare. Tuttavia, come sottolineato nelle conclusioni, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno i meccanismi alla base di questi benefici e per valutare gli effetti a lungo termine.
I benefici della alimentazione vegana
Tra i principali motivi per cui si adotta una dieta priva di proteine animali, oltre alle succitate tematiche etiche e di sostenibilità, troviamo certamente quelli relativi ai benefici per la salute del proprio organismo.
Il primo vantaggio riguarda la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, grazie al basso contenuto di grassi saturi e colesterolo e all’alto contenuto di fibre, elementi che contribuiscono a contrastare l’insorgenza di patologie del cuore, come infarti, ictus e ipertensione.
Inoltre, essendo le diete vegane spesso ipocaloriche e ricche di fibre, aumentano il senso di sazietà e favoriscono la perdita di peso, oltre a ridurre il rischio di diabete di tipo 2, in virtù di una bassa densità energetica dei cibi vegetali che aiuta a stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue.
Allo stesso modo, l’alta presenza di fibre promuove anche la crescita di batteri benefici nell’intestino, migliorando la salute digestiva e rafforzando il sistema immunitario, alla quale si aggiunge una riduzione del rischio di alcuni tipi di cancro, come quello al colon e al retto grazie alla presenza di frutta, verdura e cereali integrali, che hanno anche proprietà antiossidanti, contrastando i radicali liberi e quindi lo stress ossidativo, contribuendo anche a mantenere una pelle sana e luminosa.
Nonostante l’assenza di carne, inoltre, una dieta di questo genere, se ben pianificata, può fornire tutta l’energia necessaria per affrontare la giornata, come emerge anche da innumerevoli atleti professionisti che seguono questo stile alimentare.
Quando si decide per una alimentazione vegana, bisogna sempre includere i seguenti ingredienti nei pasti.
- Frutta e verdura: sono ricche di vitamine, minerali, fibre e antiossidanti.
- Legumi: ottima fonte di proteine, fibre e ferro.
- Cereali integrali: forniscono energia a lento rilascio e sono ricchi di fibre.
- Semi e noci: contengono grassi sani, proteine e vitamine.
I principali rischi associati a una dieta vegana
Oltre ai benefici, non possiamo per correttezza non parlare anche dei rischi associati al veganismo e, per questo è sempre consigliabile rivolgersi a un nutrizionista qualificato così da pianificare una dieta equilibrata e completa, soprattutto per i soggetti che soffrono di alcune carenze o patologie.
Una problematica comune può riguardare la carenza di vitamina B12, vitamina essenziale per il corretto funzionamento del sistema nervoso e per la produzione di globuli rossi. Essendo presente principalmente negli alimenti di origine animale, i vegani sono a rischio di non avere il giusto apporto nella dieta se non assumono integratori o alimenti fortificati.
Stesso discorso per il ferro e il calcio. Il primo è fondamentale per il trasporto dell’ossigeno nel sangue e, sebbene sia presente anche in alcuni alimenti vegetali, la sua biodisponibilità è inferiore rispetto al ferro presente nelle proteine animali. Il secondo è invece essenziale per la salute delle ossa. Anche se si trova in alcuni alimenti vegetali, come i latti vegetali fortificati e i legumi, tale presenza può non essere sufficiente.
Un’altra carenza nota è quella di omega-3, i noti acidi grassi fondamentali per la salute del cuore e del cervello. Sono presenti in alcune tipologie di semi e noci, ma la loro forma vegetale è meno efficace di quella presente nel pesce.
Infine, un rischio collegato alla dieta vegana è quello relativo alla malnutrizione. Questo stile alimentare, infatti, se mal pianificato può portare a carenze di altri nutrienti, come zinco e iodio, importantissimi per la salute generale dell’organismo.
Per questo, è bene ribadirlo, la consulenza medica è imprescindibile, con un esperto nutrizionista che può, sulla base di un quadro clinico completo, indicare la dieta vegana migliore per le proprie esigenze, contemplando anche la somministrazione di integratori e alimenti fortificati per contrastare le carenze appena illustrate.