Miti alimentari: mangiare frutta dopo i pasti fa male?
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È vero che la frutta va mangiata lontano dai pasti? È una delle domande più ricorrenti che viene posta a medici e nutrizionisti a causa di credenze popolari tramandate di generazione in generazione. La verità è che non esistono evidenze scientifiche in grado di dimostrare che mangiare frutta dopo i pasti fa male, salvo se si hanno degli specifici problemi. Piuttosto, esistono studi contrari che dimostrano i benefici del consumo di frutta dopo i pasti.
Smontiamo questo falso mito alimentare e capiamo come introdurre la frutta nella nostra dieta.
Da dove nasce il falso mito?
Finalmente sdoganato il consumo di frutta dopo i pasti. Per anni si è creduto che tale routine fosse una cattiva abitudine, consigliando di mangiare la frutta negli spuntini di metà mattina o nel pomeriggio. Tra le varie motivazioni addotte, la percentuale maggiore indicava difficoltà digestive e gonfiore. In parte potrebbe essere vero, ma solamente per coloro che accusano una certa sensibilità intestinale, come reflusso, colite ulcerosa, intestino irritabile o colon irritabile.
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Altri, i pazienti diabetici per esempio, potrebbero necessitare di un controllo maggiore in merito al consumo ed al tipo di frutta, per evitare di aumentare eccessivamente i valori glicemici ed avere un effetto sui livelli di insulina e sui trigliceridi.
Detto ciò, se il proprio caso non rispecchia nessuno dei citati non vi è nessuna controindicazione nel mangiare la frutta dopo i pasti. Anzi, è una sana e buona abitudine che può dar luogo a diversi benefici.
In linea di massima la frutta è facilmente digeribile in maniera rapida. In merito alla metabolizzazione, avviene per ogni ora del giorno e della notte allo stesso modo. Per cui sfatiamo anche il mito che mangiare la frutta ad un orario piuttosto che ad un altro possa far ingrassare.
Digestione e assimilazione
L’editoriale
Ogni frutto ha un suo profilo nutrizionale, ma in generale in tutti ritroviamo fibre, vitamine, minerali, zuccheri naturali, come il fruttosio, pochi grassi e poche proteine. Per cui, a meno che non si sia mangiato pesante, non saranno riscontrati problemi di digestione mangiando una mela a fine pasto.
Un motivo per cui è consigliato consumare la frutta dopo pranzo o dopo cena, è per evitare di innalzare i livelli di zucchero nel sangue, fatto che invece potrebbe verificarsi qualora si mangi la frutta a stomaco vuoto. Gli zuccheri, in questi casi, vengono assorbiti più rapidamente e da ciò ne consegue un senso di fame anticipato. Viceversa, quando lo stomaco è stato riempito anche con altre sostanze, il rilascio degli zuccheri è molto più graduale ed il senso di pienezza maggiore.
Inoltre, le componenti antiossidanti presenti soprattutto nella frutta “scura”, aiutano la digestione difendendola dallo stress ossidativo, mentre le vitamine, in particolar modo la vitamina C, unite all’acidità della frutta aiutano ad assimilare in maniera ottimale altre proprietà presenti nei prodotti di origine vegetale.Infine, il gusto acido della frutta lasciato a fine pasto rappresenta per l’organismo il segnale che il pranzo o la cena è finita, inducendo in aggiunta anche un senso di sazietà.
Quanta frutta mangiare?
Per essere in forma e mangiare in modo equilibrato, le Linee Guida della SINU consigliano di mangiare 3 porzioni di frutta al giorno. In alcuni casi è possibile arrivare fino a 5 porzioni a giorni, qualora non si riscontrino problemi. Il consiglio è di preferire frutta di stagione, garanzia di un sapore migliore e una qualità superiore rispetto a quella fuori stagione, oltre che essere più economica.
Altra raccomandazione riguarda il principio di rotazione. Ogni frutto ha una sua peculiarità e una concentrazione maggiore di specifici nutrienti, ad esempio il potassio nelle banane, la vitamina c nell’arancio e gli antociani nel mirtillo. Per cui è importante considerare anche di variare la scelta dei frutti da mangiare durante la settimana, così da arricchire la propria dieta. Infine, numerosi studi attestano come l’assunzione di frutta riduca il rischio di malattie cardiovascolari, come infarto e ipertensione, malattie neurodegenerative e tumori.