“Nature-Positive Cities” per superare la crisi climatica e ecologica
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Le città, siano esse grandi o piccole, sono considerate le responsabili della maggior parte delle emissioni di gas serra a livello globale. In questi luoghi è concentrata oltre la metà della popolazione globale, motivo per il quale sono presenti un numero elevato di attività umane come il trasporto, l’industria e l’edilizia. Gli elementi in comune di tutti questi comparti è una fortemente dipendenza dall’uso di combustibili fossili e l’erosione di aree naturali e agricole, contribuendo alla perdita di biodiversità e alla degradazione degli ecosistemi.
Gli effetti di tale scenario sono le ondate di calore e le isole di calore urbano che rappresentano un rischio crescente per la salute pubblica, soprattutto per le popolazioni vulnerabili come gli anziani e i bambini. L’impermeabilizzazione del suolo urbano, dovuta alla costruzione di strade e edifici, che nel tempo ha ridotto la capacità di assorbimento dell’acqua piovana, aumentando il rischio di allagamenti e alluvioni durante eventi meteorologici estremi. Inoltre, l’inquinamento dell’aria, aggravato dalle emissioni veicolari e industriali, che rappresenta oggi un ulteriore fattore di rischio per la salute dei cittadini.
Queste e tante altre sono le conseguenze dell’azione dell’uomo a cui dobbiamo porre urgentemente rimedio, nell’inarrestabile lotta contro il cambiamento climatico.
La consapevolezza dei cittadini e la richiesta di azione
Nonostante i problemi ambientali e climatici, le città rappresentano anche un focolaio di innovazione e cambiamento. La crescente preoccupazione e consapevolezza dei cittadini per la crisi climatica e per l’ambiente sta spingendo le amministrazioni locali a implementare politiche sempre più sostenibili. La domanda di aree verdi, sistemi di trasporto pubblico efficienti e soluzioni per ridurre l’inquinamento è in aumento, con i cittadini sono sempre più convinti di quanto sia importante ridurre l’impronta ecologica delle città e di promuovere uno sviluppo urbano sostenibile.
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A raccogliere l’appello il Green City Network ed il Gruppo GEDI, organizzando la Conferenza Nazionale delle Green City a Milano ad inizio giugno. Durante l’evento è stata presentata la “Nature-Positive Cities”, una Carta contenente dieci misure da adottare in ogni città per superare la crisi climatica. Al momento sono trentatré le città che hanno aderito al progetto, tra cui Bologna, Brescia, Catanzaro, Cervia, Firenze, Genova, Imola, L’Aquila, Lecce, Livorno, Milano, Napoli, Olbia, Parma, Prato, Ravenna, Roma, Torino, Treviso e Viterbo. A presentare la Carta Edo Ronchi, ex Ministro dell’Ambiente dal 1996 al 2000 nonché un pioniere nella legislazione ambientale in Italia. Tra le sue realizzazioni più note, vi è la legge nota come “Decreto Ronchi”, che ha introdotto una nuova disciplina nella gestione dei rifiuti e ha promosso la raccolta differenziata e il riciclaggio. Dopo la sua carriera politica, Edo Ronchi ha continuato a lavorare come esperto e consulente in tematiche ambientali. Oggi, è presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, un’organizzazione che promuove lo sviluppo sostenibile attraverso l’innovazione e la promozione di politiche ecologiche.
Le dieci misure
L’editoriale
1 – Promuovere condivisione, conoscenza e informazione sul valore del capitale naturale e dei servizi ecosistemici nelle città. La strategia adottata dalla Carta ha come obiettivo la tutela della natura ed il suo ripristino, non il suo consumo scellerato. Ciò significa agevolare e conservare la biodiversità, frutto della stabilità e della resilienza degli ecosistemi.
2 – Ripristinare il capitale naturale degradato. L’analisi consiglia di porre l’attenzione sulle falde acquifere ed i corsi d’acqua. Le prime sono spesso contaminate mentre i secondi hanno subito opere di cementificazione. Per questo è importante far si che le città adottino interventi di ripristino e manutenzione.
3 – Arrestare il consumo di suolo. L’espansione delle città richiede una revisione di quanto fatto o che almeno la tendenza venga moderata se non arrestata. Indubbiamente, è necessario effettuare un’analisi sulle risorse già esistenti e massimizzarne il loro utilizzo, così da non doverci essere la necessità di creare nove costruzioni a discapito della terra. Tra le azioni consigliate l’incentivazione del lavoro da remoto, l’utilizzo di uffici condivisi, il recupero degli edifici già costruiti e inutilizzate e una pianificazione urbana che tenga conto di giardini ed aree verdi.
4 – Aumentare il capitale naturale. Alberature, aree versi, green building. Tutte valide opzioni per aumentare il capitale naturale in città impattando positivamente sull’ambiente.
5 – Risparmiare il prelievo e il consumo di risorse naturali. Per ridurre l’uso e l’impatto delle risorse naturali, è necessaria l’adozione di un modello circolare. Questa transizione implica: promuovere consumi circolari, una riduzione degli sprechi e l’utilizzo prodotti durevoli, riutilizzabili e riciclabili; migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti; sostenere le filiere corte e i prodotti locali; promuovere la progettazione e la gestione circolare nelle costruzioni edilizie.
6 – Rafforzare le misure di adattamento alle ondate di calore. Di fondamentale importanza il potenziamento delle infrastrutture verdi e l’adozione di misure bioclimatiche. Tra le azioni possibili il miglioramento della protezione solare, l’isolamento termico, la ventilazione naturale e il raffrescamento passivo degli edifici e degli assetti urbani esistenti o anche l’integrazione di indirizzi bioclimatici vincolanti nei progetti di ristrutturazione e nuove costruzioni.
7 – Attuare la transizione energetica. La Carta individua due ambiti fondamentali dove operare una riduzione dell’energia fossile e incentivare l’utilizzo di energia rinnovabile: trasporti e edilizia. Dunque, per accelerare la transizione energetica, le città devono: limitare l’uso delle auto, espandere le aree pedonali, e promuovere la mobilità ciclabile, il trasporto pubblico e la mobilità elettrica; ottimizzare il consumo energetico degli edifici; espandere l’uso di fotovoltaico, eolico, geotermia, cogenerazione e biomasse.
8 – Tutelare l’acqua come risorsa naturale scarsa. Per mettere un punto allo spreco dell’acqua bisogna che le città riparino rapidamente le perdite nelle reti idriche, rimpieghino le acque grigie, depurandole e controllandole, e raccolgano le acque piovane per riutilizzarle. Inoltre, servirà diffondere l’uso di sistemi duali per le acque potabili e non potabili oltre che promuovere l’uso responsabile dell’acqua attraverso informazioni e campagne educative.
9 – Ridurre la vulnerabilità agli allagamenti e alle alluvioni. Il nono punto prevede di migliorare la capacità di assorbimento delle acque nei suoli e nelle aree verdi, riducendo l’impermeabilizzazione delle superfici, ripristinare e ampliare alvei e zone golenali dei fiumi, creare aree umide e verdi per la laminazione delle piene e utilizzare tecniche di drenaggio urbano sostenibile.10 – Attuare un Piano d’azione per la transizione Nature Positive. Per una transizione nature-positive efficace, è necessario un piano d’azione a lungo termine, fino al 2050, che includa la definizione di interventi coordinati con risorse finanziarie e umane con obiettivi chiari e scadenze precise, la collaborazione con cittadini e stakeholder privati per valorizzare spazi verdi urbani, come balconi, terrazzi e orti e stabilire una comunicazione che informi e coinvolga i cittadini attraverso aggiornamenti regolari e iniziative di supporto.