Olio di oliva: scarti di produzione e smaltimento sostenibile
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L’olio di oliva rappresenta un’eccellenza del Made in Italy amata e apprezzata in ogni angolo del Pianeta, con gli appassionati sempre pronti ad assaporare e gustare le infinite varietà realizzate dai produttori locali, senza contare gli innumerevoli benefici per il benessere del proprio organismo. Tuttavia, la produzione dell’olio genera anche una quantità significativa di scarti, che possono avere un impatto negativo sull’ambiente se non gestiti correttamente. Una evidenza che è divenuta oggi ancor più centrale rispetto al passato, con la salvaguardia del Pianeta e il rispetto degli ecosistemi che rappresentano ormai una priorità per tutti, dalle massime Istituzioni ai semplici cittadini.
Gli Scarti di produzione dell’olio di oliva
Come accennato in precedenza, la produzione olearia ha come conseguenza la creazione di diversi tipi di scarti, tra cui sansa, acque di vegetazione e acque di lavaggio degli impianti. La sansa è costituita dai residui solidi delle olive, come il nocciolo, la buccia e la polpa.
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Le acque di vegetazione sono gli effluenti prodotti durante la lavorazione delle olive, e sono essenzialmente composte da soluzioni acquose a base di zuccheri riduttori, polialcoli e minerali come potassio e calcio, e hanno un colore scuro tendente al nero e un odore molto forte.
Le acque di lavaggio, come suggerisce il nome, sono generate durante la pulizia degli impianti di produzione olearia e devono essere gestiti in modo adeguato per non impattare negativamente sull’ambiente. Questi tra componenti, un tempo semplicemente eliminati, oggi possono essere riutilizzati, recuperati o trattati, così da rendere la gestione dei reflui oleari e del materiale di scarto più sostenibile e aprendo il campo anche a destinazioni in settori diversi da quello della produzione dell’olio.
Come utilizzare la sansa e gli oli residui
La sansa, che tra gli scarti derivanti dalla produzione di olio d’oliva è quello più rilevante in quanto costituito da sostanze solide, può essere utilizzata in varie applicazioni legate alla sostenibilità. Una delle applicazioni più comuni per la sansa è l’utilizzo come combustibile per la produzione di energia termica, riducendo così la dipendenza da combustibili fossili.
Inoltre, questo scarto può essere utilizzato come materia prima per la produzione di pellet di biomassa, che possono essere impiegati per stufe e caldaie. In questo modo buccia, nocciolo e polpo possono vivere una seconda vita, contribuendo a limitare l’impatto ambientale e i rifiuti organici.Durante la realizzazione del prodotto finale, inoltre, una piccola quantità di olio rimane intrappolata nella sansa stessa, che può essere recuperata mediante l’utilizzo di tecniche di estrazione avanzate. In questo modo, non solo si ottimizza la resa ma si riducono anche gli sprechi e si aumenta la redditività per il produttore.
Trattamento delle acque di vegetazione e recupero delle acque di lavaggio
Le acque di vegetazione prodotte durante la lavorazione delle olive possono contenere sostanze organiche e inorganiche potenzialmente dannose per l’ambiente se rilasciate senza un adeguato trattamento. Durante questi processi si utilizzano sistemi avanzati costituiti da attività quali filtrazione, decantazione e trattamenti biologici, che aiutano a preservare la qualità e la purezza delle risorse idriche circostanti.Le acque di lavaggio degli impianti, invece possono essere costituite anche da tracce di olio e sostanze organiche. In quest’ottica, si può procedere a trattamenti e ripuliture attraverso pratiche di separazione e filtrazione per recuperare l’olio residuo che può essere riutilizzato o raffinato per prodotti diversi, come il sapone o altri prodotti chimici.
Compostaggio degli scarti organici
Un altro metodo sostenibile per gestire i rifiuti oleari è quello relativo al compostaggio degli scarti organici. La sansa e altri residui solidi possono essere compostati insieme ad altri materiali, come scarti alimentari o potature di piante e, attraverso questo processo di decomposizione naturale si produce fertilizzante di alta qualità per il suolo e per favorire la crescita delle piante e l’efficienza dei terreni.
La ricerca e l’innovazione per lo smaltimento sostenibile
L’editoriale
La gestione sostenibile degli scarti di produzione dell’olio di oliva è, come detto, un campo in continua evoluzione, e la ricerca e l’innovazione giocano un ruolo cruciale nel trovare soluzioni sempre più efficienti ed eco-friendly.
Nell’individuare metodi sostenibili per lo smaltimento degli scarti oleari, sono state sviluppate diverse tecniche, come la fitodepurazione, che sfrutta le proprietà delle piante per degradare e assorbire le sostanze inquinanti presenti nelle acque di vegetazione, evitando l’uso di agenti chimici.Un’altra tecnica innovativa è la biodigestione anaerobica, che prevede la decomposizione degli scarti organici in un ambiente privo di ossigeno. Questo processo produce biogas, fonte di energia rinnovabile, e fertilizzanti organici. Tale pratica, alla luce dei risultati molto promettenti, si sta diffondendo sempre di più nelle aziende olearie, che cercano di ridurre il loro impatto ambientale.
Il ruolo decisivo delle politiche e degli incentivi
Le politiche governative e gli incentivi, come intuibile, possono svolgere un ruolo significativo nella promozione dello smaltimento sostenibile degli scarti della produzione olearia. In questo contesto, sono state introdotte normative e regolamenti che obbligano le aziende a gestire correttamente i loro rifiuti e a adottare pratiche rispettose dell’ambiente. Inoltre, possono essere offerti incentivi finanziari o fiscali per incoraggiare le imprese ad investire in tecnologie e processi di smaltimento eco-friendly, creando un contesto favorevole per migliorare la responsabilità e la consapevolezza sull’implementazione di questi sistemi virtuosi e al passo con le criticità ambientali che stiamo vivendo.