Peso e alimentazione in Italia: il campanello d’allarme dell’ISS
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L’Italia è da sempre considerato un Paese sinonimo del mangiare salutare, grazie alla presenza di prodotti di altissima qualità e freschezza e materie prime d’eccellenza.
Malgrado questo, l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità suona l’allarme su una evidenza purtroppo sempre più frequente nella popolazione italiana relativamente alla cattiva alimentazione e, direttamente collegate a questo fattore, criticità per quel che concerne l’eccesso di peso e l’obesità.
Problemi che riguardano un segmento di cittadini sempre più ampio e diversificato e che, però, risultano essere particolarmente preoccupanti per le fasce più giovani che, anche in virtù di abitudini e stili di vita che sono andati via via peggiorando rischiano davvero di dover seriamente fare i conti con tutte le patologie correlate al peso, con il rischio che possano aumentare, come sta già avvenendo nel pubblico adulto, le statistiche ad esempio su malattie cardiovascolari e diabete.
I dati del rapporto Passi e Passi d’Argento
Come dicevamo in precedenza, prendendo i dati del rapporto Passi e Passi d’Argento dell’ISS, vediamo che il quadro italiano relativo al peso corporeo e alle abitudini alimentari è tutt’altro che roseo. Le evidenze ci parlano infatti di 4 italiani su 10 in eccesso ponderale (con indice di massa corporea, IMC, tra 25 e 29,9), di cui 1 su 10 obeso. Una situazione che desta preoccupazione, soprattutto se si considera l’ulteriore e determinante dato, ovvero che nel nostro Paese è molto basso il consumo di frutta e verdura.
Le cinque porzioni giornaliere raccomandate dalle linee guida per una corretta alimentazione sono un miraggio per molti. Solo il 7% degli adulti le assume regolarmente, mentre meno della metà (45%) ne consuma almeno 3 porzioni al giorno.
Le donne, le persone con minori difficoltà economiche e gli over 65 sono i segmenti di popolazione che generalmente hanno un consumo di frutta e verdura più alto. Tuttavia, anche tra gli over 65 si osserva un calo preoccupante: nel 2023, la quota di cittadini che mangiano almeno 3 porzioni al giorno o che aderiscono alle 5 porzioni ha raggiunto il valore più basso dal 2016.
Questi dati coinvolgono un campione di circa 275 persone per ogni ASL e si riferiscono al biennio 2022-2023 ed evidenziano quanto sia necessario invertire la rotta, promuovendo una dieta sana e un’attività fisica regolare. Un ruolo chiave spetta anche ai medici, che dovrebbero consigliare ai pazienti in eccesso ponderale di perdere peso e supportarli nel farlo.
Tra le regioni, il primato per la quota più alta di persone in eccesso ponderale spetta al Sud, con Molise, Campania, Basilicata e Puglia che sfiorano quasi la metà della popolazione residente.
Sovrappeso e Obesità: la differenza tra Nord e Sud
Se da un lato i dati nazionali non mostrano grandi variazioni nell’eccesso ponderale, dall’altro si osservano cambiamenti significativi nelle sue due componenti, sovrappeso e obesità.
Al Sud, il sovrappeso è in aumento, mentre al Nord cresce l’obesità. Si tratta di modifiche contenute ma statisticamente importanti. A trainare l’aumento di entrambe le condizioni sono le fasce d’età più giovani (18-34 anni), mentre tra i 50 e i 69 anni si osserva una diminuzione di entrambe. Tra le donne aumenta il sovrappeso, ma non vi sono differenze di genere per l’obesità.
Un aspetto preoccupante è che meno della metà degli intervistati in eccesso ponderale ha ricevuto dal proprio medico il consiglio di perdere peso. L’attenzione è rivolta soprattutto agli obesi, mentre chi è in sovrappeso viene spesso trascurato. Tuttavia, il parere del medico ha un impatto significativo: chi ha ricevuto consigli sulla dieta tende a seguirla di più rispetto a chi non li ha ricevuti (46% vs 17%).Tra gli over 65, più della metà (56%) è in eccesso ponderale (41% sovrappeso e 15% obeso). Con l’avanzare dell’età, soprattutto dopo i 75 anni, si osserva un calo ponderale fisiologico: diminuisce la quota di persone in eccesso ponderale e aumenta quella degli anziani che perdono peso involontariamente (coloro che dichiarano di aver perso più di 4,5 kg o il 5% del proprio peso negli ultimi 12 mesi).
L’importanza della dieta mediterranea
La dieta mediterranea, come noto, è un modello alimentare tradizionale dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, come Italia, Grecia e Spagna. Questo regime alimentare è stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, grazie ai numerosi benefici per la salute.
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Uno dei principali vantaggi è certamente la sua ricchezza di nutrienti essenziali. Essa si basa infatti su alimenti vegetali come frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci e olio extravergine di oliva. Questi cibi forniscono fibre, vitamine, minerali e antiossidanti necessari per il buon funzionamento dell’organismo.
Inoltre, prevede un moderato consumo di pesce, carni bianche e prodotti caseari, mentre limita l’assunzione di carni rosse e grassi saturi. Questo bilanciamento di macronutrienti aiuta a mantenere sotto controllo i livelli di colesterolo e trigliceridi, riducendo così il rischio di malattie cardiovascolari.Un altro aspetto importante è la connessione tra la dieta mediterranea e il benessere psicologico. Il piacere di condividere i pasti in compagnia, l’uso di erbe aromatiche e spezie, e il moderato consumo di vino rosso durante i pasti, favoriscono un atteggiamento più rilassato e conviviale nei confronti del cibo, senza contare che diversi studi scientifici hanno dimostrato che l’aderenza a questo tipo di alimentazione è associata a una minore incidenza di malattie croniche come diabete, Alzheimer, Parkinson e alcuni tipi di cancro, in quanto oltre a limitare gli alimenti che possono essere potenzialmente dannosi, promuove l’esercizio fisico e uno stile di vita sano.