Riciclo dei rifiuti, semaforo verde per l’Italia
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Una buona notizia per il nostro paese che ottiene pieni voti in materia di riciclo dei rifiuti, superando ogni aspettativa. Proclamata eccellenza europea per il lavoro svolto, superando anche Germania e Svezia, il report annuale “L’Italia che Ricicla” redatto dalla sezione Unicircular di Assoambiente, evidenzia le potenzialità del paese e gli aspetti da monitorare nel tempo.
Il comparto dei rifiuti e del riciclo sono oggi, considerando anche la drammatica situazione geopolitica, le armi virtuose per lo sviluppo di un’economia circolare completa e per l’indipendenza dall’approvvigionamento di materie prime e risorse energetiche. Ad ampliare il quadro la necessità di adempiere agli obblighi derivanti dalle politiche europee, a partire dal Green Deal per arrivare alle direttive quadro sui rifiuti.
Azioni e strategie dell’Italia
Se i risultati e le soddisfazioni sono giunte è anche merito di una serie di azioni politiche messe in campo durante questi anni, rafforzando la direzione da intraprendere tracciata dall’Unione Europea. Partendo dal PNRR, sono stati stanziati 2,1 miliardi di euro per la gestione dei rifiuti ed il rilancio dell’economia circolare con l’obiettivo di:
- arrivare all’indipendenza del paese ottenendo dal riciclo dei rifiuti materie prime ed energia, piuttosto che richiederle a paesi esteri;
- azzerare i gap impiantistici tra le aree del Paese;
- dare maggiore stabilità al sistema di riciclo senza che venga toccato eccessivamente dagli equilibri di mercato o altri eventi esterni;
- attuate le riforme dell’UE per incoraggiare investimenti da parte delle imprese di settore.
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Tra le riforme rilevanti per l’attuazione del PNRR vi è il Programma Nazionale della Gestione dei Rifiuti con valenza per gli anni dal 2022 al 2028, delineato come strumento di indirizzo strategico per Regioni e Province autonome per la pianificazione dei rifiuti. Tra i punti principali il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti, l’adattamento degli impianti per la gestione integrata dei rifiuti, istituzione di sistemi di monitoraggio, dissuasione del conferimento in discarica, lotta agli scarichi illegali e all’incenerimento all’aria aperta.Da evidenziare come tali posizioni a livello governativo possano essere determinanti per il raggiungimento completo del riciclo dei rifiuti e per la transizione verso l’economia circolare. Da un lato migliorando i modelli di business dei singoli, dall’altro creando un sistema si raccolta rifiuti e riciclo partendo dall’impiantistica. Quest’ultima è difatti la componente principale da considerare, trasformando il rifiuto in nuova materia da reinserire nel ciclo produttivo. L’Italia conta oggi 6.456 impianti di recupero di materia, piazzandosi al secondo posto della classifica europea.
I dati del report
L’entusiasmo per i dati del report “L’Italia che Ricicla” va analizzato tenendo conto dei paletti stabiliti dall’Unione Europea. Secondo le direttive emanate, il conferimento in discarica deve essere l’ultima ipotesi, privilegiando il riciclo. Su quest’ultimo punto sono stati prefissati degli obiettivi per gli Stati Membri, quali il raggiungimento del 55% del riciclo o riutilizzo dei rifiuti municipali entro il 2025, per passare al 60% nel 2030 ed il 65% nel 2035.
Per quanto riguarda la situazione italiana il raggiungimento dell’obiettivo previsto per il 2025 è molto vicino, toccando, ad oggi, una stima del 51,4% dei rifiuti urbani riciclati e addirittura, superando gli standard di previsione, un 72,8% del tasso di riciclo degli imballaggi. Ancora un po’ di strada da fare per quanto riguarda il conferimento dei rifiuti in discarica che sta a quota 20,1%. Un dato sul quale lavorare in quanto dovrà essere perlomeno dimezzato per il 2035.Risultati ottimi soprattutto se si pensa che il primo decreto legislativo a dare una scossa sul tema dei rifiuti risale al 1997, il così detto Decreto Ronchi che prese il nome dell’allora Ministro dell’Ambiente che lo firmò. Esattamente 26 anni fa la percentuale dei rifiuti urbani che finiva in discarica era dell’80%, mentre il 9,4% era raccolto in maniera differenziata.
L’agenda di lavoro
L’editoriale
Alla luce dei risultati, Assoambiente ha evidenziato le maggiori criticità che sussistono in materia di rifiuti e alcuni punti sui quali volgere uno sguardo per raggiungere un alto virtuosismo. Consigli che devono essere applicati a livello legislativo per chiarificare e snellire alcuni aspetti determinanti.
Partendo dal quadro normativo, nonostante gli sforzi risulta ancora molto complesso. Tra disposizioni inapplicabili o dalle più interpretazioni e iter burocratici lenti e macchinosi, si rischia di far avanzare contesti illeciti e abusivi, a discapito delle imprese qualificate, nonché di ostacolano anche le buone intenzioni del PNRR rischiando di far perdere i fondi. Sostanzialmente si ha la necessità di accorciare i tempi per le approvazioni dei progetti ma anche per pratiche più semplici, come ampliamenti o rinnovo delle autorizzazioni, e intensificare norme e controlli. Altro aspetto legislativo che necessita di essere chiarificato riguarda il trasporto dei rifiuti, accordandone una classificazione a livello europeo e di conseguenza le procedure durante i passaggi in dogana.
Accanto alle possibili riforme è necessario incentivare il riciclo attraverso alcune misure economiche, ad esempio Assoambiente suggerisce un’Iva agevolata per le materie ottenute dal riciclo. Altre proposte riguardano azioni volte alla progettazione dei beni secondo l’ottica dell’ecodesing, ossia indurre a commercializzare prodotti che possano essere difficilmente riciclabili.
Aldilà del raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall’Unione Europea, il riciclo del rifiuto e lo sviluppo di una vera economia circolare rimangono elementi strategici per affrontare le difficoltà e le criticità che pervadono il mondo, tra cui cambiamento climatico, indipendenza energetica, approvvigionamento dell’acqua e sicurezza sanitari