San Gennaro, la festa del patrono di Napoli
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L’Italia, come tutti noi sappiamo, è un Paese che affonda le sue radici in tradizioni antichissime che spesso sono rappresentate da un perfetto mix tra sacralità e laicità, rendendo il BelPaese un luogo unico nel proprio genere con celebrazioni, sagre e feste che esprimono al meglio il carattere e l’identità di un territorio meraviglioso e assolutamente diversificato.
In questo contesto non possiamo non parlare delle feste patronali, giornate dedicate a quei Santi e Sante che vengono ricordati da tempo immemore per la loro protezione nei confronti della collettività, come raccontato da miti e leggende che si tramandano da generazioni.
Tra queste troviamo sicuramente la festa di San Gennaro, uno degli eventi più sentiti e partecipati dalla popolazione napoletana, con un appuntamento annuale in onore del santo patrono della città di Napoli che rappresenta uno dei momenti più significativi della vita sociale e religiosa partenopea, attirando fedeli, curiosi e turisti da tutto il mondo.
Le origini della festa e il miracolo della liquefazione
Le origini della festa di San Gennaro risalgono al XIII secolo, quando le reliquie del santo, martire e vescovo di Napoli, vennero traslate nella città per essere protette dalle invasioni barbariche. Da quel momento, la devozione verso questa figura si è radicata profondamente nella cultura e nella tradizione napoletana. Ogni anno, tra il 19 e il 21 settembre, il capoluogo campano si anima con una serie di eventi religiosi e civili in suo onore.
L’evento clou della festa è senza dubbio la celebrazione del “miracolo” della liquefazione del sangue di San Gennaro, conservato in due ampolle nella Cappella del Tesoro all’interno del Duomo di Napoli. Secondo la tradizione, il sangue del santo si scioglie e torna liquido in tre occasioni all’anno: il 19 settembre, che è il giorno dedicato all’onomastico, il sabato che precede la prima domenica di maggio e il 16 dicembre. Questo evento, atteso con grande trepidazione dalla popolazione, è considerato un buon auspicio per la città.
I riti religiosi in onore del patrono della città iniziano il 19 settembre con una solenne processione che vede la partecipazione del Cardinale Arcivescovo di Napoli e delle autorità cittadine. La statua argentea del santo, insieme alle sue reliquie, vengono portate in processione per le vie del centro storico, accompagnate da inni, preghiere e canti che risuonano per tutta la città. Oltre alla processione, durante i tre giorni di festa si susseguono messe, celebrazioni e veglie di preghiera.
Non solo religione
Accanto agli eventi religiosi, la festa di San Gennaro prevede anche una ricca programmazione di eventi e manifestazioni di carattere civile. Lungo le strade del centro storico prendono vita mercatini, concerti, spettacoli folkloristici e gastronomici, che coinvolgono residenti e visitatori in un clima di festa e convivialità tipicamente partenopea durante il quale i partecipanti possono assaggiare anche gli innumerevoli piatti della tradizione napoletana e visitare le meravigliose testimonianze storico culturali della città, passeggiando per il centro e acquistando oggetti di artigianato locale, street food e dolci tradizionali.
La sera del 19 settembre, il cielo di Napoli si accende in uno spettacolo pirotecnico mozzafiato, organizzato in onore del Patrono, con i turisti che possono ammirare stupendi fuochi d’artificio dalle principali piazze e belvedere della città, godendosi lo show di luci e colori che illumina l’intera area metropolitana.
Inoltre, come dicevamo, a margine degli eventi religiosi e folkloristici, la festa di San Gennaro offre anche l’opportunità di visitare i principali musei e chiese della città, come il Museo del Tesoro di San Gennaro, il Museo Archeologico Nazionale e le numerose basiliche e chiese barocche del centro storico.
Chi era San Gennaro
San Gennaro, il cui nome originale era Ianuarius, nacque intorno all’anno 272 d.C. a Benevento, all’epoca parte dell’Impero Romano. Egli era il figlio di una nobile famiglia ed in giovane età intraprese la carriera ecclesiastica, diventando vescovo di Benevento, dove si contraddistinse per la sua opera di carità nei confronti dei meno fortunati, credenti e pagani, acquisendo notorietà e stima da parte della comunità.
Durante le persecuzioni di Diocleziano contro i cristiani, Gennaro rifiutò di rinnegare la sua fede e per questo venne catturato e portato a Napoli. Qui fu sottoposto a terribili torture, tra cui l’essere gettato in una fornace ardente e l’esposizione alle belve feroci. Miracolosamente, Gennaro uscì illeso da tutti questi supplizi.
Infine, il 19 settembre 305 d.C., il vescovo Gennaro venne decapitato insieme ad altri sei compagni martiri, sui Campi Flegrei. La leggenda narra che al momento della sua decapitazione, dal suo corpo tagliato uscirono tre spruzzi di sangue che, raccolti dai fedeli, rimasero miracolosamente liquidi.
Le reliquie di San Gennaro, tra cui il sangue conservato in due ampolle, vennero in seguito traslate a Napoli, dove iniziò il culto del santo patrono della città di cui abbiamo parlato. La liquefazione periodica del suo sangue è considerata un miracolo e un buon auspicio per Napoli. Diversamente, la mancata liquefazione rappresenta un simbolo nefasto, portando a periodi negativi, come durante il periodo della pandemia da Covid19 e, tornando più indietro col terremoto dell’Irpinia nel 1980 e l’epidemia di colera del 1973. Viaggiando ancora a ritroso, il sangue non si sciolse neanche prima dell’invasione della Polonia da parte della Germania nazista del 1939 e nel 1940 con l’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale.
Ovviamente non esistono prove che attestino il collegamento tra questi eventi e il mancato miracolo, ma guai a smentirli davanti a un cittadino napoletano.