Tutti i fritti da assaggiare a Napoli
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Napoli, città millenaria baciata dal sole del Mediterraneo e custode di un patrimonio gastronomico unico al mondo, incanta non solo per i suoi tesori storici e artistici, ma anche per le delizie che offre al palato. Considerata da molti esperti una delle capitali mondiali del buon cibo, Napoli attrae ogni anno migliaia di turisti desiderosi di scoprire i segreti della sua cucina tradizionale. Tra le numerose attrazioni della città, vi è un’esperienza culinaria che nessun viaggiatore può permettersi di trascurare: l’assaggio dei celebri fritti napoletani.La gastronomia napoletana, ricca di storia e tradizione, si distingue per la sua autenticità e genuinità, conquistando i cuori e i palati di chiunque varchi i suoi confini. E non è un caso che il turismo dello street food stia vivendo un boom senza precedenti nella città partenopea, con buongustai provenienti da ogni angolo del globo pronti a immergersi in un viaggio culinario indimenticabile.
Pizza fritta
Non potevamo non partire da uno dei simboli di Napoli, qualsiasi sia la sua versione. La pizza fritta napoletana, meglio conosciuta montanara, è una prelibatezza irresistibile particolarmente amata per il suo sapore ricco e la sua consistenza: morbida all’interno, croccante all’esterno e condita a frittura fatta con pomodoro, formaggio e una foglia di basilico.Sull’origine della montanara il dibattito è tutt’oggi aperto e vede contrapposte diverse ipotesi. Il nome ha effettivamente poco a che fare con una città di mare. Una dell’ipotesi più accreditate riguardante l’origine delle montanare, è che queste siano giunte in città grazie ad alcuni forestieri. Dunque, in questo caso Napoli non sarebbe la “madre” della montanara ma solo colei che l’ha resa famosa.
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Un’ipotesi simile, ma più specifica, riguarda non solo i fautori della ricetta ma anche l’origine del nome. In tanti credono che a portare le montanare a Napoli siano stati i contadini provenienti dalle alture e chiamati dagli abitanti del litorale montanari.
Infine, l’ultima considerazione è sul nome stesso della ricetta ed il suo aspetto. Montonata potrebbe derivare dalla parola “montana”, “montagna” in dialetto napoletano, probabilmente perché una volta fritte le pizzette lievitano fino ad assomigliare ad una piccola montagna rotonda.
Qualunque sia la verità, di certo è che questo piatto ha origini popolari ed era spesso preparato dalle massaie napoletane utilizzando gli avanzi di pasta per pizza e sugo, che venivano fritti per ottenere una prelibatezza economica e gustosa.La pizza fritta a Napoli è come la carbonara a Roma. È possibile trovarla in ogni angolo della città, pronta sul momento per essere gustata mentre si cammina per le affascinanti viuzze del centro.
Crocchè di patate
I crocchè di patate, noti a Napoli come panzarotti per la loro forma panciuta, sono una prelibatezza gastronomica la cui origine è oggetto di dibattito tra influenze francese o spagnola. Alcune teorie li collegano alle croquettes di patate francesi del XVIII secolo, descritte nel trattato di Antoine Augusten Parmentier del 1798. Altre ipotesi suggeriscono un’origine spagnola, basata sulle croquetas de jambon con prosciutto, latte e uova. A Napoli, la ricetta arrivò grazie ai conquistatori giunti in città, adattandosi poi alle disponibilità locali di patate, sale, pepe e prezzemolo.
I panzarotti sono stati una componente chiave del cuoppo fritto, un classico street food napoletano già nel XIX secolo. La ricetta prevede la lessatura delle patate, passate al passaverdure e mescolate con il rosso delle uova uova, burro, parmigiano, prezzemolo, sale e pepe. Dopo la formazione dei crocchè, vengono passati in farina, l’albume delle uova montate a neve più un uovo intero e pangrattato, quindi fritti fino a doratura. Una variante prevede l’inserimento di cubetti di fiordilatte al centro per un tocco extra di gusto.
Mozzarella in carrozza
La mozzarella in carrozza è un piatto tradizionale della cucina italiana, particolarmente popolare nella regione della Campania, dove è nato, anche se è diffuso in tutto il paese. La preparazione classica della mozzarella in carrozza prevede di tagliare la mozzarella a fette, farcirle tra due fette di pane, passarle nell’uovo sbattuto e poi friggerle in olio fino a renderle dorate e croccanti.
La mozzarella in carrozza è un piatto casalingo, povero, nato all’incirca nel XIX secolo per ridurre gli sprechi di pane raffermo e mozzarella avanzata. Una ricetta tradizionale che come tante, in tempi di magra, apparteneva alla cucina di recupero per la valorizzazione dell’utilizzo completo degli ingredienti.
Parlando dell’origine del nome, alcuni suggeriscono che derivi dalla sua forma. In passato, prima dell’introduzione del pane in cassetta, questo piatto veniva preparato utilizzando fette di pane casereccio rotondo, che assomigliavano a una ruota di carrozza. Un’altra teoria sul nome suggerisce un legame con i pastori, che utilizzavano carrozze per trasportare il latte in città. A causa delle strade non asfaltate, il latte trasportato spesso si cagliava, dando origine a formaggi a pasta filata come la mozzarella.Ancora oggi molte attività di ristorazione seguono la ricetta originale che prevede l’uso di pane raffermo, rigorosamente palatone, bagnato su un solo lato con del latte e successivamente passato nella farina e, una volta composto, fritto obbligatoriamente in olio extravergine di oliva.
Frittatine di maccheroni
L’editoriale
La frittata di maccheroni napoletana è un piatto distintivo della cucina campana, con due varianti: quella casalinga e quella servita nei locali. La versione tradizionale, preparata in casa, utilizza pasta avanzata, come spaghetti o vermicelli, conditi con uova e formaggio e besciamella, passati in pastella e quindi fritti in padella. Ma allora perché è chiamata frittata di maccheroni? Perché a Napoli con la parola maccheroni si intende ogni tipo di pasta, anche se per questa ricetta la pasta lunga è il non plus ultra. Questo piatto, storicamente consumato come pranzo da portare con sé, può essere gustato anche freddo ed è una delizia saporita e nutriente.
Le preferenze personali influenzano anche l’altezza e la consistenza della frittata: alcuni la preferiscono sottile e croccante, altri più spessa e ricca di formaggio e salumi. Nella versione moderna, la pasta può essere arricchita con pomodoro. Oggi nei locali, la frittata di maccheroni è servita in una miriade di varianti, spesso farcita con ingredienti come prosciutto, formaggio, besciamella o carne macinata e piselli, prima di essere fritta. Tra gli itinerari del gusto napoletani la frittatina di maccheroni, qualsiasi sia la versione da voi scelta, non può mancare.
Scagliozzi
Gli scagliozzi fritti sono pezzi di polenta lasciata seccare per qualche giorno dopo la preparazione, per perdere umidità, tagliati in forme come triangoli, rettangoli o trapezi, e fritti in olio bollente.
Il nome scagliozzi potrebbe riferirsi al termine “scaglia” inerente al taglio grossolano che questi fritti anno, oppure essere una connessione alla parola napoletana che indica la moneta, e quindi al colore oro. Nonostante siano associati alla cucina povera napoletana, le origini degli scagliozzi sono pugliesi, in particolare foggiane, e molto diffusi anche in Toscana e Sicilia.
Gli scagliozzi napoletani sono spesso irregolari e non ripieni, preparati durante il Carnevale e le festività, ideali come antipasto o parte di una frittura all’italiana. La polenta, ingrediente principale, non è limitata alla cucina del Nord, ma ha radici antiche risalenti all’epoca di Cristoforo Colombo, quando il mais fu introdotto in Europa. La ricetta tradizionale prevede l’uso della farina di mais, acqua e sale, fritti poi nell’olio di semi di girasole. Gli scagliozzi sono gustosi quando appena pronti, caldi e accompagnati da birra bionda. Pur essendo originari della Puglia, questi deliziosi fritti sono oramai parte della tradizione culinaria napoletana e non possono mancare nelle fritturine o nel cibo da strada.